Grande novità, questo mese in edicola, per orientare i nostri lettori nella scelta e nell’acquisto di una vettura storica.Debutta la “Guida al mercato”, evoluzione naturale di “Affari e mercato”, proposta per tre anni, ma che nel 2017 contiene una vera e propria chicca, da tempo attesa dagli appassionati: i nuovi listini che i nostri esperti hanno certificato su ben 7 livelli di prezzo, con 5000 vetture quotate dal 1918 al 2006 (un’estesione temporale che copre qualcosa come quasi novant’anni di storia dell’automobile); 500 modelli “ragionati” con foto e scheda tecnica.
Nel volume, di 240 pagine, sono inoltre presenti numerosi articoli di approfondimento; da una panoramica sui modelli più appetibili alle auto che saranno storiche dal 2018, dai consigli degli esperti per muoversi al meglio sul mercato alle dinamiche delle vendite all’asta, dai fondi di investimento che propongono auto classiche di pregio alle polizze assisurative pensate specificamente per i veicoli storici.
“Guida al Mercato 2017″ è disponibile a richiesta con Ruoteclassiche di settembre a 11,40 euro (solo rivista, 5,50 euro).
E se la carta fornirà già una panoramica aggiornata del mercato, a partire appunto da settembre il nostro sito ruoteclassiche.it rende consultabili, con una minima spesa, quotazioni arricchite di nuove preziose informazioni: anni di produzione, codice Infocar, breve scheda tecnica, indice di disponibilità e grafico del trend delle quotazioni degli ultimi anni. Strumenti preziosi per il professionista del settore, ma anche per quanti – e sono tantissimi – si rivolgono all’esperienza ormai trentennale di Ruoteclassiche per valutare un’opportunità di acquisto o un giusto prezzo di vendita.
Il nuovo sistema, denominato Pro+, si pone l’obiettivo di creare un collegamento metodologico a Quotauto, la piattaforma utilizzata per le quotazioni dell’usato della rivista consorella Quattroruote, che già sfrutta da tempo le sinergie tecnologiche e l’esperienza acquisita sul campo da Quattroruote Professional, che gestisce la Banca Dati Usato.
Alla base di Ruoteclassiche Pro+ c’è un algoritmo specifico che valuta diversi indicatori – stato di conservazione e storia dell’esemplare (auto, moto, veicolo commerciale o industriale che sia), rarità del modello, stato di conservazione, e tendenze del momento – il tutto “supportato” dal lavoro di un pool di 15 esperti di fama internazionale che compongono il Comitato Prezzi di Ruoteclassiche, chiamati a monitorare (aggiornandoli quando necessario) i valori economici generati dal sistema. Questo comitato di “saggi” è affiancato anche dalle case automobilistiche, dai club e dai registri di marca e di modello, a cui è stato chiesto di fornire informazioni utili alla definizione delle quotazioni.
Queste ultime saranno declinate su 7 livelli, contrassegnate da altrettante “etichette”: da A+ (esemplare da concorso) a C (rottame da restaurare completamente). Il listino della rivista riporterà tre livelli: AB (buono stato di conservazione e restauro) e i successivi A+ e B+. Mentre nei prodotti informatici (sito internet) e in quelli “professional” compariranno tutte e 7 le “label”. E lo stesso accadrà nell’allegato “Guida al mercato”, che verrà pubblicato una volta all’anno, a settembre, andando a sostituire il precedente “Affari & mercato”…
Sono i trent’anni dell’Alfa Romeo 164 il tema della cover story del numero di settembre: abbiamo messo a confronto, sulla pista di Arese, gli estremi della gamma: Twin Spark (1990) e 3.0 V6 24V Q4 (1993). Altro inedito “Test a test” è quello che riusnisce un tris di giapponesine “tutto pepe”: Autozam AZ-1, Honda Beat e Suzuki Cappuccino.
La “Regina” è un’Aston Martin DB6 del 1967, vettura che solo l’anno prima entrava nel garage di Mike Jagger; nella “coda” di due pagine, vi raccontiamo (con relativa foto) di quando la rock star, leader dei Rolling Stones, si vide speronare lo splendido neoacquisto – l’aveva comprato da appena tre mesi – dalla Ford Anglia della contessa di Carlisle.
La sezione auto è completata dalle “Impressioni” sulla Fiat 1100 B Stella Alpina Cabriolet Monviso (1948), dai quarant’anni della trazione anteriore “Alfa Nord” e dai ricordi del progettista Enrico Fumia. Last but not least, la Mazda MX-5 RF tra le “Classiche domani”.
Nel contenitore “Tuttoclassico”, festeggiamo il mezzo secolo dalla presentazione del Piaggio Ciao, il Triciclo Trinci e, come “Tecnica”, il servosterzo. Tutto da leggere il nostro “Mini speciale Sicilia”, con tre articoli dedicati al collezionista Alessandro Federico, al Circolo Vincenzo Florio e agli specialisti del R.A.O.R. di Giuseppe Falanga.
Vi spieghiamo nel dettaglio com’è andato il primo Master per restauratori d’auto d’epoca, organizzato da Quattroruote Academy, in collaborazione con Ruoteclassiche, presso la sede della casa editrice a Rozzano (MI). L’iniziativa “Copertina d’autore” continua con la splendida illustrazione e l’intervista di Flavio Manzoni, oggi a capo del centro stile Ferrari.
Ricchissima, come di consueto, la sezione attualità e “Gareclassiche”: per queste ultime, fari puntati sulla Coppa d’Oro delle Dolomiti, la Varese-Campo dei Fiori e la Cesana-Sestriere. Per le “Vendite all’asta” vi anticipiamo i prossimi eventi italiani della case d’asta Bonhams e Pandolfini.
Un capitolo a parte merita l’esordio – introdotto da una dettagliata guida alla consultazione – delle nuove quotazioni, aggiornate sulla base di un’approfondita analisi condotta sul campo dal nostro pool di esperti.
Ricordiamo che il numero di settembre è accompagnato in edicola dallo Speciale “Guida al mercato 2017″ (11,40 euro in allegato con Ruoteclassiche, solo rivista 5,50). Buona lettura.
Uno sguardo a Ruoteclassiche di settembre
Cover Guida MercatoCOPPA D ORO DOLOMITEFP MASTER RESTAUROAU FIAT 1100 MONVISO
Sarà una défilé di 23 auto storiche ad aprire, domenica 3 settembre, la nuova stagione di corse al trotto dell’Ippodromo di Vinovo (TO). In occasione del Gran Premio Marangoni, a partire dalle 15.30, sfileranno autentiche leggende dell’automobilismo sportivo dal 1931 al 2000: Alfa Romeo, Ferrari, Lamborghini, Lancia, Maserati e Porsche.
Tra gli esemplari che meritano una menzione speciale, due Alfa Romeo degli anni Trenta: una 6C 1750, vettura con cui Tazio Nuvolari disputò – superando i 100 all’ora – la Mille Miglia del 1930 e una 8C 2300, bolide che dominò su strada e su pista, progettato da Vittorio Jano. Di grande fascino anche la Flamina Berlina del 1958, ammiraglia di prestigio e di rappresentanza di casa Lancia; l’Alfa Romeo Giulietta SS, sogno degli italiani di fine anni Cinquanta; e ancora Lancia Fulvia, Dino Ferrari, Mini Cooper e Maserati Ghibli.
Il Gran Premio Carlo Marangoni, riservato ai cavalli di tre anni, ha visto susseguirsi sulla sua pista i più grandi cavalli del trotto italiano, tra cui il mitico Varenne, che vinse il titolo nel 1998 e che farà da ospite d’onore durante l’apertura della giornata. In programma anche la proiezione su maxischermo della gara che portò, proprio il 3 settembre di 57 anni fa, Livio Berruti alla conquista dell’oro nei 200 metri alle Olimipiadi di Roma del 1960. Varenne, assisterà alla rievocazione, dato il particolare legame con Livio Berruti, con cui condivide la data di compleanno, il 19 maggio…
Si è svolta ieri al Museo Alfa Romeo di Arese, esattamente 50 anni dopo il giorno della presentazione ufficiale, avvenuta nel ’67 a Monza, l’inaugurazione della Mostra dedicata all’Alfa Romeo 33 Stradale ma, più in generale, al mito della Tipo 33. Le sale della collezione permanente del Biscione sono state attrezzate per creare “un percorso nel percorso” e vivere la storia di questo progetto, di cui la rara e affascinante versione stradale ha rappresentato la chiave di volta.
“33 La Bellezza Necessaria” inizia con l’area didattica, all’ingresso del percorso museale: una sequenza di 33 totem racconta – accompagnando con una ricca documentazione fotografica – gli uomini e le vicende del progetto Tipo 33: dal concepimento dell’idea, a metà degli Anni 60, alla conquista del titolo nel Mondiale Sport Prototipo del’77 con la 33 TT12.
Dopo il dovere, il piacere: ai visitatori viene consegnata una piccola mappa, sulla quale possono individuare, nella loro visita al Museo tra i modelli di tutte le epoche della produzione del Biscione, una serie di “segnali” dedicati. Queste stazioni marcano la presenza di altrettanti cimeli che appartengono alla saga della tipo 33: da Carlo Chiti, padre dell’Auto dell’Autodelta e tra i responsabili del “progetto 105.33″, al motore della Montreal, alle numerose declinazioni che ha avuto questo progetto, ovvero il prototipo della 33 Stradale (il secondo esemplare costruito), le Concept da Salone affidate all’estro dei designer e carrozzieri protagonisti del periodo, gli esemplari da competizione che hanno fatto grande il mito “33”.
La Ferrari perde anche il secondo round nella sfida che la vede schierata contro il produttore di giocattoli tedesco Kurt Hesse, titolare della Autec AG di Norimberga, per l’uso del nome Testarossa. Lo ha deciso il Tribunale di Dusseldorf che anche nel secondo grado di giudizio (la Ferrari aveva fatto ricorso) ha confermato quanto deciso all’inizio di agosto: ovvero che la Casa di Maranello non può più utilizzare il nome di una delle sue più famose vetture: Testarossa.
Il principio che sta alla base della decisione del Tribunale si poggia sul concetto giuridico secondo cui un marchio può essere tutelato solo se utilizzato nel tempo. Cosa che per il nome Testarossa non avviene da molti anni (la vettura è stata prodotta dal 1984 al 1996). E a nulla sono servite le contestazioni di Maranello che si è appellata al fatto di aver continuato nel tempo a produrre ricambi per la Testarossa. Affermazione respinta dal Tribunale di Dusseldorf in quanto anche questa attività veniva svolta sotto il marchio Ferrari e non Testarossa.
Si tratta di un precedente importante che potrebbe mettere a rischio anche la proprietà da parte delle Case automobilistiche di altri nomi celebri di vetture italiane: si pensi a Miura, Daytona, Topolino, per rimanere in Italia, ma anche ai numerosi nomi storici di vetture straniere che potrebbero comparire su qualsiasi prodotto: dai dentifrici agli oggetti di abbigliamento, di viaggio e chi più ne ha più ne metta. La Autec produce una linea di giocattoli radiocomandati: auto, droni, elicotteri e barche col nome Testarossa. E pare che ora voglia utilizzarlo anche per i rasoi elettrici e le biciclette. G.M.
Il weekend del Gran Premio di Monza sta dando adeguato spazio anche alle automobili storiche. Per l’occasione una selezione di vetture classiche di tutte le epoche e le categorie animano il paddock dell’impianto brianzolo in un’area dedicata, il Fan Zone di ACI Storico, dove sarà possibile ammirarle per tutta la duranta dell’evento.
BAGNO DI FOLLA A MILANO
Non si tratta, tuttavia, di una mostra statica ma di un animato programma dinamico che vede legati tra loro, il mondo dei veicoli storici e la massima espressione automobilistica di oggi, la Formula 1. Venerdì 1 settembre macchine e piloti sono partiti da Monza per raggiungere il centro di Milano per la Milano Driver’s Parade.
Grazie alla collaborazione di Regione Lombardia, del Comune di Milano e delle forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia Municipale, a loro volta presenti con Alfa Rome Giulietta 1300 Ti del 1960, la Alfa Romeo Giulia Super 1600 del 1971, la mitica Ferrari 250 GTE del 1962) hanno raggiunto Piazza Castello nel centro città tra due ali di pubblico.
Alla testa del corteo Angelo Sticchi Damiani, Presidente di ACI Storico e dell’Automobile Club d’Italia che organizza il Formula 1 Gran Premio Heineken d’Italia 2017, c’erano Pascal Wehrlein su Mercedes 190 SL 1957, Kimi Raikkonen su Ferrari 750 Monza 1956, Carlos Sainz su Bentley 3 litre 1923, Danil Kvyat su Rally ABC 1930, Lance Stroll su Maserati A6 GCS/53 1954, Jolyon Palmer su Renault 750 Sport 1954, Antonio Giovinazzi su Ferrari 857S 1955, Kevin Magnussen su Alfa Romeo 6C 1750 GS 1930, Marcus Ericsonn su Lancia Lambda 1927, Romain Grosjean su Lancia Aurelia B24 spider 1956.
DRIVER’S TRACK PARADE: DOMENICA A MEZZOGIORNO
Domenica 3 settembre, giorno della gara di Formula 1, le storiche usciranno nuovamente dal paddock per un tradizionale giro di pista con tutti i piloti che, entro breve, animeranno la corsa.
Oltre ai piloti già presenti alla Milano Driver’s Parade, al corteo si uniranno SebastianVettel (Ferrari) su Alfa Romeo 8C 2300 Le Mans del 1931 del Museo Alfa Romeo di Arese (al volante ci sarà Arturo Merzario);Lewis Hamilton (Mercedes) su una Mercedes 300 SL roadster 1956, Sergio Perez (Force India) su Ballot 3/8 CL del 1920 (auto che ha vinto il primo Grand Prix di Monza nel 1921), Esteban Ocon (Force India) su Roselli Stanguellini 1100 Sport del 1949; Felipe Massa (Williams) su OM 665 Superba del 1931; Nico Hulkenberg (Renault) su Renault; Pascal Wehrlein e Marcus Ericsson (Sauber) rispettivamente su Ferrari 250 MM Spider Vignale del 1953 e su F. L. 1100 Sport del 1952.
Fervono i preparativi per l’edizione numero 27 della rievocazione del Gran Premio Nuvolari, terza e ultima prova del Campionato Italiano Grandi Eventi 2017. La classica di regolarità, aperta a vetture storiche costruite tra il 1919 e il 1972, si svolgerà nel terzo long-weekend di settembre lungo un percorso di 1.000 chilometri che si articolerà sulle strade di Lombardia, Emilia Romagna, Umbria e Toscana. Due le località di riferimento quest’anno: oltre a Mantova (dove sono fissati partenza e arrivo) la città di Rimini – fulcro dell’evento lungo il fine settimana.
Quest’anno il GP Nuvolari segna un nuovo record di vetture presenti: ben 315 equipaggi provenienti da tutto il mondo (tra cui le lontane terre di Argentina, Giappone e Australia). Tra i partecipanti figurano, naturalmente, i migliori regolaristi italiani e internazionali.
LE NOVITA’ DEL 2017
A differenza dell’edizione 2016, quest’anno il GP Nuvolari non attraverserà l’Italia da mare a mare (l’anno scorso il GP Nuvolari arrivò fino a Forte dei Marmi sulla costa Tirrenica) ma si concentrerà sulla riviera Adriatica e sulla parte centrale del territorio spingendosi fino a Siena prima di invertire la direzione e tornare sulla costa Romagnola.
Giovedì 14 settembre è il giorno delle verifiche nel centro storico di Mantova, che si terranno dalle ore 14.00 alle ore 18.00. Verifiche che proseguiranno anche Venerdì 15 dalle 8.00 alle 10.00.
PRIMA TAPPA (venerdì 15 settembre): dopo la partenza (ore 11.00 da Piazza Sordello) dalla città dei Gonzaga le vetture prenderanno direzione Gonzaga, Campagnola, Correggio, Autodromo di Modena, Formigine, Zola Pedrosa, Sasso Marconi, Pianoro, Riolo Terme, Faenza (grazie alla partnership con Red Bull, quest’anno il GP Nuvolari passerà anche per la sede della scuderia di F1 Toro Rosso), San Pietro in Vicoli, Cervia, Cesenatico e arrivo in serata a Rimini.
SECONDA TAPPA (sabato 16 settembre): partenza da Rimini (dalle ore 7.00) e successivo passaggio all’Autodromo di Misano Adriatico. Da qui verso Urbino, Piobbico, Città di Castello, Le Ville, Arezzo, Monte San Savino, Siena, Borgo Scopeto, Montalto, Monte a Burtano, Pieve S. Stefano, Passo di Viamaggio, Ca’ Raffaello, Novafeltria, Villa Verucchio e arrivo a Rimini.
TERZA TAPPA (domenica 17 settembre): Partenza da Rimini (ore 7) e passaggio a Santarcangelo, Cesena, Meldola, Forlì, Lugo, Argenta, Galbanella, Ferrara, Bondeno, Borgofranco, Ostiglia, Castel d’Ario e traguardo finale a Mantova.
RUOTECLASSICHE CON IL CLASSIC TEAM EBERHARD
L’equipaggio di Ruoteclassiche correrà con le vetture del Classic Team Eberhard. La coppia Pascali – Bottini sarà al volante della Lancia Fulvia Coupé Rallye del ’69 (numero 310) messa a disposizione dal Presidente del team, Corrado Corneliani.
Il marchio svizzero di orologeria, storico partner della manifestazione fin dalla prima edizione rievocativa (1991), sarà al GP Nuvolari con una squadra speciale: il Team Eberhard schiera Miki Biasion, ambassador della maison, con l’Alfa Romeo 1900 C SS del ’56 e Vesco-Guerini (vincitori delle ultime sei edizioni consecutive) con la BMW 328 del ’39.
Solo 15 vetture potrebbe dire qualcuno, ma non chi ha avuto la fortuna di partecipare, anche solo da semplice appassionato o curioso, ad alcuni dei momenti della tre giorni dedicata al raduno Cisitalia in onore del compleanno, 70 candeline, della 202. Tra i momenti più evocativi ricordiamo l’affissione della targa dedicata all’Ing. Giovanni Savonuzzi, perché questo raduno ha chiaramente fatto capire che chi ama le Cisitalia lo fa senza mezze misure.
E la storia di Cisitalia è anche una storia di persone e di appassionati che si riconoscono tra loro e fanno capannello. Non meno interessanti sono state la visita all’officina diDelio Galassi, meccanico e restauratore, dove si è parlato di ricambi e tempi di restauro e ancor di più la conferenza di Gianni Torelli, che ha saputo unire emozione e competenza, tenutasi sabato sera tra pochi ma interessatissimi appassionati, alcuni provenienti anche dagli Stati Uniti, tra racconti di particolarità tecniche e anche “lucidi” progettuali e schemi di pezzi meccanici ricostruiti a mano.
Discorsi per adepti e conoscitori dei minimi dettagli meccanici e varie generazioni di 202, per intenderci, quelli che sanno che le prime due avevano la carrozzeria in acciaio e poi in alluminio. O quelli che hanno ascoltato con interesse il ricordo fatto dal cugino di Guido Scagliarini, pilota di successo nell’immediato dopoguerra e nome inestricabilmente legato alla Cisitalia. E poi ci sono stati momenti più semplici e conviviali anche per il pubblico e per i turisti, che hanno potuto ammirare le Cisitalia in bella mostra, 11 esemplari, nell’evocativa magazzino del sale – darsena di Cervia del 1700.
Tra gli esemplari esposti c’erano una D46, una 202 Spyder Mille Miglia, una 202 Cabriolet che in passato è stata protagonista del film Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni e con Lucia Bosè, una barchetta Cisitalia Ermini carrozzata Rocco Motto, una Cisitalia-Abarth Scorpione carrozzata da Allemano, proveniente da Montecarlo e importata dall’Argentina, che è uno dei 14 esemplari ceduti da Abarth a Dusio nel 1961 e completati in Argentina. Ben 7 gli esemplari di 202 Coupé (due presenti solo a Ferrara) compreso uno incidentato e uno privo di motore ma data la rarità del modello anche queste hanno attirato l’attenzione. Per chi voleva entrare nel mondo Cisitalia dalla porta di servizio non mancava una Fiat 600, personalizzata dalla Cisitalia solo esteticamente, in vendita.
Senza nulla togliere alle varie tappe del percorso la salita verso San Leo tra curve e controcurve fino ad arrivare sotto la Rocca ha unito il piacere degli occhi e della guida, tappa fortemente consigliata anche a chi con la propria storica ha voglia di guidare in un tipico paesaggio italiano e magari fermarsi nel borgo a ristorarsi. Non sono mancati i momenti di “soccorso” alle auto settantenni che si sono nel complesso ben comportate, con solo qualche noia alla pompa dell’acqua o ai freni che ha chiamato in causa meccanici e carro attrezzi.
Il programma della tre giorni comprendeva anche il concorso di eleganza intitolato a Giovanni Savonuzzi, votanti i partecipanti al concorso ed esperti del settore, che è stato vinto dalla 202 Coupé Gran Sport di Delio Galassi, che però essendo tra gli organizzatori del Raduno, con gesto nobile lo ha ceduto alla seconda classificata, la 202B Coupé nera del 1949, appartenuta in passato a Carlo Dusio e ora di un collezionista modenese.
Non è mancato anche un “Concorso d’eleganza popolare” che curiosamente ha preferito una alternativa alla 202: ha vinto il 1° Trofeo Piero Dusio la Cisitalia-Erminibarchetta carrozzata da Rocco Motto, davanti alla D46 e alla 202 Spyder Mille Miglia, auto utilizzata per il film TV su Ferrari, che ha ancora il numero 179 portato da Nuvolari alla Mille Miglia del 1947 dove è arrivato secondo sfiorando la vittoria.
La premiazione dei vincitori è stata effettuata dai nipoti di Piero Dusio a Gambettola nella cornice della Mostrascambio, tra bancarelle e pezzi di antiquariato. Ma la vera notizia, anche se non ancora ufficiale, è che probabilmente nel 2018 si ripete, a Imola, e con una grande sorpresa pronta a ritornare dal passato: la discesa in pista per la prima volta da modello perfettamente funzionante, della Formula 1 Cisitalia 360 Grand Prix iniziata nel 1947 per partecipare al campionato del 1950. Scelta che a causa delle ingenti risorse economiche determinò le difficoltà del marchio oggi scomparso.
L’Alfa Romeo 164 compie trent’anni (come Ruoteclassiche). E sul numero in edicola questo mese la omaggiamo con un “Test a test” tra gli estremi della gamma, condotto nel Sancta Sanctorum della Casa del Biscione: la pista del Museo Storico Alfa Romeo di Arese. Protagoniste di questo inedito confronto, una Twin Spark del 1990 e una 3.0 V6 24V Q4 del 1993.
Ma il ricordo del compleanno tondo del modello non poteva esaurirsi qui. Abbiamo infatti intervistato il designer Enrico Fumia, che in questo video esclusivo ripercorre per i nostri lettori la genesi della vettura…
Pronti? L’appuntamento è per venerdì di buon’ora: il Goodwood Revival Meeting quest’anno inizia con “the fabulous 500″, come viene indicata nel programma la vetturetta di casa Fiat . Dopo le sfilate celebrative di luglio al Silverstone Classic, con tanto di decorazioni e bandiere italiane, una miriade di “Nuova 500” invaderà fra poco anche il famoso circuito del West Sussex e ricorderà ancora una volta al mondo la nascita dell’amatissima icona del made in Italy. Il tutto alle 9 di mattina (le 10 in Italia): la parata di adorabili sessantenni sarà il primo “evento nell’evento” e aprirà tutte e tre le giornate del Revival (8-10 settembre).
Già a giugno il Festival of Speed aveva celebrato l’anniversario con una massiccia quantità di utilitarie torinesi fra le bellezze del concorso d’eleganza “Style et Luxe”. Anche se, in quell’occasione, Lord March – che venerdì scorso ha perso il padre, il duca di Richmond – ha posto maggiormente l’accento su un altro compleanno al top, quello dei settant’anni Ferrari. Dopotutto era il “Festival della Velocità”. Ora, però, al terzo e ultimo grande appuntamento annuale di motorsport nella sua tenuta, a quanto pare senza “cinquini” nemmeno si comincia. Del resto a Goodwood hanno ben visto che le 500 in esposizione nel prato della tenuta al FoS hanno fatto innamorare più astanti e fotografi di qualsiasi altra loro vicina multimilionaria.
Con oltre 120 esemplari, la pista nel sud dell’Inghilterra verrà inondata da un fiume di bandiere tricolori. Con tetto apribile, giardiniera, cabrio, Abarth, spiaggina Ghia Jolly… la rassegna sarà ampia e vedrà affiancati anche altri veicoli: alle celebri corse inglesi, le uniche che si tengono completamente in costume d’epoca, neanche a dirlo “sembrerà di stare in una strada italiana degli anni Cinquanta”, annunciano da Goodwood. Di più: verrà ricreata l’atmosfera del film “Vacanze romane” (1953) con l’aggiunta di Vespe e Lambrette. A bordo, signori vestiti alla Gregory Peck e signore con gonne a ruota e foulard di chiffon come quello di Audrey.
Lo scorso weekend l’affascinante residenza di Blenheim Palace a a Woodstock nell’Oxfordshire inglese ha ospitato la 12esima edizione del Concorso d’Eleganza di Salon Privé. Nella cornice di uno degli eventi annuali più importanti per l’eleganza dell’automobile si è profilato il ritorno del marchio automobilistico ATS (Automobili Turismo e Sport).
Fondato nel ’62 con lo scopo precipuo – lodevole quanto incosciente – di battere la Ferrari, il brand ATS durò fino al 1965 ma cinquantacinque anni dopo torna sulle scene per dare attuazione al credo automobilistico della sportività.
Il primo passo della nuova ATS è la GT, una coupé 2 porte/2 posti che riprende, nei tratti stilistici, la rarissima 2500 del’ ’63 – primo e unico modello stradale della piccola factory -prodotta in soli 12 esemplari tra GT e GTS, la versione ancora più estrema per le competizioni. Seguendo un analogo schema, la nuova macchina sarà ugualmente prodotta in sole 12 unità.
Si tratta di un automobile costruita con largo uso di metodologie di produzione artigianali, che fa della fibra di carbonio il materiale principe utilizzato per telaio, interni e carrozzeria. E’ motorizzata anch’essa con un motore 8 cilindri (come la sua illustre progenitrice) con alimentazione biturbo e abbinata a un cambio doppia frizione con 7 marce.
LA ATS: UN PO’ DI STORIA
Nel Febbraio 1962 Giorgio Billi (industriale toscano dell’abbigliamento), il giovane conte veneziano Giovanni Volpi di Misurata (figlio del Ministro delle Finanze del Governo Mussolini e già attivo nelle corse con la sua Scuderia Serenissima) e il magnate boliviano dei metalli Jaime Ortiz Patino avevano fondato l’Automobili Turismo e Sport Serenissima con l’ambizioso obbiettivo di costruire automobili da corsa. La sede venne fissata a Pontecchio Marconi, il simbolo scelto per il logo aziendale fu un grifo.
In questo progetto arrivò subito un aiuto fondamentale: in Ferrari si era da poco verificata una profonda spaccatura interna, risoltasi – il 30 ottobre 1961 – con l’uscita dall’azienda (così recitava un comunicato) di otto manager. Tra essi l’ingegner Carlo Chiti (artefice della vittoria del mondiale di F1 con la 156 pilotata da Phil Hill), Giotto Bizzarrini (all’epoca impegnato nello sviluppo della 250 GTO) e il Direttore Sportivo Romolo Tavoni.
Tutti e tre furono quindi assunti dalla neonata società automobilistica per lavorare allo sviluppo di una monoposto di F1, successivamente da integrarsi con automobili GT e Sport. Per le corse vennero assoldati nientemeno che il campione del mondo Phil Hill e il talentuoso Giancarlo Baghetti, entrambi ex-Ferrari. Il contributo di Bizzarrini fu invece breve, preferendo mettersi direttamente in proprio e fondare a Livorno la Autostar. Lo stesso, in realtà, valse per i soci di Billi: Giovanni Volpi e Jaime Patino, nel giro di qualche mese decisero di abbandonare l’ATS creando una difficile situazione di incertezza. il giovane e appassionato veneziano era rimasto scosso per la scomparsa di Ricardo Rodriguez e già tra i tre soci erano presto iniziati una serie di contrasti.
Ma Chiti proseguì nel progetto e a fine ’62 ecco la monoposto ATS (che nel frattempo aveva perso “Serenissima” dal nome) Tipo 100 alla quale non fu possibile dare adeguato sviluppo per un suo concreto decollo.
LA 2500: L’ATS CI PROVA CON UNA GRAN TURISMO
Al Salone di Ginevra del ’63 l’azienda toscana, tra mille difficoltà, aveva intrapreso un percorso parallelo: lo sviluppo di una Coupé, veloce e leggera, denominata 2500 GT.
Il team guidato da Carlo Chiti progettò un’automobile molto innovativa per l’epoca, con il motore posteriore-centrale posizionato molto in avanti, i freni posteriori addossati al differenziale, i serbatoi al lato del propulsore. Il telaio, a traliccio tubolare – progetto Chiti – si caratterizzava per una grande rigidità torsionale mentre l’unità motrice, 8 cilindri a V di 90° con distribuzione bialbero e 2.467 cc di cilindrata, forniva una potenza di oltre 200 cavalli.
Per il vestito fu scelta la carrozzeria Allemano, responsabile anche dello sviluppo dei prototipi, la quale affidò il disegno alla geniale mano di Franco Scaglione. Il risultato era una coupé in acciaio dal disegno molto armonico ed equilibrato, con il musetto compatto, l’abitacolo spazioso per i due occupanti e un baule molto ampio.
La ATS 2500, rimasta in listino per il solo 1963, fu proposta in versione GT stradale e nella più estrema configurazione GTS con carrozzeria (a richiesta) in alluminio, finiture interne semplificate, vetri scorrevoli, peso molto più ridotto e potenza prossima a 250 Cv.
Nella breve storia della ATS 2500, inesorabilmente trascinata dalle difficoltà finanziarie dell’azienda e mai sviluppata al 100%, furono costruiti una dozzina di esemplari tra GT e GTS (comprendendo anche qualche GTS con allestimento stradale).
Un fine settimana così caldo non si era mai visto. Non siamo ai livelli di Monterey, dove in cinque giorni sono state offerte all’asta 1277 vetture e ne sono state aggiudicate 725 (clicca qui per i risultati). Tuttavia, il prossimo weekend (9-10 settembre), pur non raggiungendo i livelli americani, le due più grandi Case d’asta internazionali riporteranno l’attenzione del mercato in Europa scatenando una guerra a suon di proposte milionarie che nel Vecchio Continente non si è mai combattuta.
Un conto è spostarsi da un albergo all’altro di una stessa città (vedi Monterey, vedi Parigi in occasione di Rétromobile); un conto è spostarsi da una nazione all’altra come sta per accadere tra poche ore. Bonhams e RM Sotheby’s, infatti, si contenderanno i collezionisti di auto storiche in tre eventi molto distanti tra loro e quasi in contemporanea, obbligando i potenziali acquirenti a scegliere solo una delle tre mete.
Inizierà Bonhams il 9 settembre alle 13.00 all’interno di Goodwood Revival, uno degli eventi dell’anno più seguiti dagli appassionati. Tempo di consumare uno spuntino e alle 16.30 RM Sotheby’s darà inizio a Maranello a “Leggenda e Passione”, quella che la Casa anglo-canadese ha definito senza falsa modestia “la più significativa vendita di Ferrari nella storia delle aste”. Dichiarazione impegnativa. Di sicuro sarà una vendita storica in quanto si terrà all’interno dei festeggiamenti per i 70 anni della Ferrari, evento molto esclusivo riservato ai clienti Ferrari chiamati su invito. La partecipazione all’asta è riservata solo a chi avrà fatto richiesta di registrazione come offerente, pagando un “biglietto di ingresso” di 400 euro.
Bonhams replicherà domenica 10 settembre alle 11.00 con un’altra asta a Chantilly, nei pressi di Parigi, nel corso del Chantilly Arts & Élégance, altro evento molto atteso e seguito dagli appassionati di tutto il mondo.
Molte le vetture interessanti in vendita, soluzione essenziale per attirare dalla propria parte il maggior numero di collezionisti. Vedremo poi chi avrà vinto anche la competizione sul numero di partecipanti. Qui di seguito, pescando fior da fiore, alcune delle auto che si presume scateneranno la bagarre nelle aste che le vedranno protagoniste.
Ferrari 250 GT SWB Berlinetta Competizione, 1960. È la più preziosa in assoluto di tutte le auto in vendita nel prossimo week-end. La batterà RM Sotheby’s a Maranello, con una stima d’asta di 8,5 – 10 milioni di euro. Si tratta di uno dei 46 esemplari costruiti in alluminio e il 39° di 74 SWB da corsa. Un esemplare giudicato eccezionale e piuttosto raro da trovare in vendita. Perfetto per partecipare indifferentemente ai concorsi di eleganza o nelle gare in pista.
Mercedes-Benz 300 SL Roadster alluminio con specifiche SLS da competizione,1957. Non è la vettura originale costruita in due esemplari dal pilota americano Paul O’Shea nel 1957 modificando due 300 SL per essere più competitivo in gara, bensì della sua replica perfetta. L’idea è venuta a Georg Distler, un imprenditore di Monaco di Baviera il quale, acquistata una 300 SL Roadster del 1957, ha deciso di ricreare la 300 SLS di O’Shea. Distler, aiutato da Albrecht Lorenz, un ingegnere tedesco che ha lavorato in Mercedes per 50 anni ed è considerato il “Padrino della 300 SL”, ha recuperato i disegni originali di O’Shea negli archivi Mercedes e ha riprodotto la 300 SLS grazie ai migliori specialisti del settore, tra i quali la Zagato per la carrozzeria. Verrà proposta da Bonhams a Chantilly con una base d’asta di 1,5 – 2,5 milioni di euro.
Ferrari 333 SP, 1994. Costruita per le corse, non ha mai preso parte a una competizione. Una contraddizione che ne fa oggi un esemplare rarissimo, utilizzato solo per esposizioni, praticamente nuovo. Attualmente il motore, ricostruito nel 2016 dallo specialista Michelotto, ha solo 1 ora di uso. Quanto a rarità va aggiunto che è una delle 40 prodotte (telaio 006). La 333 SP è la prima vettura sportiva di questo tipo sviluppata ufficialmente da Ferrari dopo la 312 PB del ’71, nel rispetto delle nuove normative IMSA World Sports Car introdotte per la stagione 1994. Il telaio monoscocca è in fibra di carbonio a fondo piatto mentre il motore è il 4.0 litri V-12 F310E, una versione a corsa lunga del motore di Formula 1 Tipo 036 del 1990. Sarà uno dei gioielli offerti da RM Sotheby’s a Maranello. Viene stimata tra i 2,8 e i 3,3 milioni di euro.
Ferrari LaFerrari Aperta, 2017. Si tratta del 210° esemplare spider dei 210 costruiti della vettura più estrema prodotta dalla Ferrari. Una istant classic. Realizzata con una livrea esclusiva, sarà presentata durante le celebrazioni del 70° anniversario della Ferrari a Maranello. Fa parte infatti dei lotti che verranno proposti a Maranello da RM Sotheby’s con una stima d’asta calcolata dai 3,0 ai 4,0 milioni di euro. Con una differenza rispetto agli altri lotti: tutti i proventi di questa vendita saranno devoluti in beneficenza.
Ferrari 328 Conciso concept car, 1993. Una dei rari prototipi costruiti all’esterno della Ferrari sulla base di una vettura di Maranello. Sotto c’è infatti una Ferrari 328 GTS del 1989 che all’epoca aveva percorso solo 9.000 km. Costruito nel 1993 dal Bernd Michalak Design Studio di Mainz, azienda tedesca specializzata nel campo dei prototipi, è la rappresentazione tridimensionale della filosofia stilistica di Bernd Michalak , minimalista e “senza un grammo di sovrappeso”. Realizzato in lega di alluminio, con uno stile ispirato alle vettura di F1 pur essendo a due posti, è privo di portiere e, praticamente, di parabrezza (pilota e passeggero dovrebbero indossare i caschi immagazzinati in contenitori ai lati dell’abitacolo). La scheda tecnica parla di una accelerazione da 0 a 100km/h dell’ordine di cinque secondi e di una velocità massima di 278km/h. È in catalogo da Bonhams con una stima d’asta non dichiarata.
Ferrari 365 GTB/4 Daytona Berlinetta alluminio, 1969. È l’unica 365 GTB/4 Daytona stradale in alluminio delle 1.200 costruite dal ’69 al ’73. E già questa particolarità ne fa una rarità indiscussa. Inoltre, è stata dimenticata in uno stato di abbandono per 40 anni in Giappone e così viene proposta oggi da RM Sotheby’s a Maranello. Un’auto della quale molti ferraristi ignoravano persino l’esistenza. Strettamente legata alle sorelle da pista (cinque esemplari in alluminio con specifiche da gara) rappresenta pezzo di grande valore collezionistico nonostante la sua condizione da “barn find”. Completata nel giugno del 1969, questa Daytona era dotata di fanali coperti in plexiglas e finestrini elettrici, verniciata in Rosso Chiaro (20-R-190) con interni in pelle Nera (VM 8500). RM Sotheby’s la stima tra gli 1,4 e 1,7 milioni di euro.
Ferrari 812 Superfast scala 1:2. Non è funzionante, è grande la metà di una 812 Superfast vera, ma ha la rarità di un pezzo da museo. Si tratta del modellino in scala utilizzato per lo studio aerodinamico nella galleria del vendo della Ferrari 812 Superfast. Lavorato a mano in fibra di carbonio e in altri materiali utilizzati nella costruzione dei prototipi, è lungo 2,32 metri, alto 63,8 cm e largo 98,55 cm, per un peso complessivo di 200 kg. Sarà messo all’asta da RM Sothebys con una stima di 280.000 – 320.000 euro, un bel prezzo per un modellino.
Ford Galaxie 500, 1963. In un mondo sportivo, quello britannico di inizio anni ’60, dominato dalle Jaguar arrivò la Ford Galaxie 500 della squadra di corse di John Willment Automobiles Ltd, guidata da Jack Sears a mettere in ombra le auto di Coventry. Questa icona sportiva inglese sarà proposta da Bonhams nell’asta di Goodwood Revival con una stima di 200.000 – 240.000 euro.
Jaguar XJR-15, 1991. Solo 50 esemplari costruiti, una rarità assoluta, per una Jaguar in edizione limitata che avrebbe dovuto prendere il posto della “corpulenta” XJ220. Prodotta all’inizio degli anni ’90 monta un V12 di 6.0 litri ad alte prestazioni, preparato per le corse in circuito. Bonhams lo mette in vendita a Goodwood Revival con una stima di 380.000 – 490.000 euro.
Citroën DS 21 Le Caddy Cabriolet, 1965. Una delle 34 rarità costruite dal carrozziere francese Henri Chapron tra il 1959 e il 1968. Il risultato è una DS piuttosto originale, molto ambita dai collezionisti ma che ultimamente è caduta un po’ in disgrazia, con quotazioni scese molto nell’ultimo anno. Questo viene giudicato un eccellente esemplare e proposto (da Bonhams) a un prezzo molto elevato visto l’andamento attuale: tra i 340.000 e i 380.000 euro.
Gilberto Milano
Questo weekend la guerra dei martelletti
Citroën DS 21 Le Caddy cabriolet 1965 - BC1991 Jaguar XJR-15 BG1963 Ford Galaxie 500 BGFerrari 812 Superfast Wind Tunnel Model, Scale 1-2 RM1969 Ferrari 365 GTB-4 Daytona Berlinetta Alloy RMFerrari 328 Conciso concept car 1989 BC2017 Ferrari LaFerrari Aperta RM1994 Ferrari 333 SP RMMercedes-Benz 300 SL Roadster 1957 aux spécifications de compétition SLS Carrosserie aluminium BC1960 Ferrari 250 GT SWB Berlinetta Competizione RMF
Sembrerà davvero di essere negli anni Cinquanta. Il perfezionismo di Lord March (che ha perso venerdì scorso il padre, il decimo duca di Richmond) riporterà anche stavolta ogni angolo del più importante evento mondiale di motorsport in costume d’epoca al fascino delle corse automobilistiche tra il 1945 e il ’66. Inizierà domani, il Goodwood Revival Meeting 2017. E andrà avanti fino a domenica con un’azione non-stop, in 12 trofei di macchine e moto, che celebrerà il motorismo storico in tutte le sue forme.
Due i tributi principali di quest’anno: alla 500, che nell’atmosfera di tipica passione motoristica britannica aprirà tutte e tre le giornate con doppi giri in pista italian style, e a Ecurie Ecosse.
Del leggendario team scozzese fondato nel 1951 dal business man e pilota David Murray si vedranno in parata tre D-Type “Long Nose” e una Tojeiro Jaguar portate a Le Mans, la Cooper Monaco-Climax dei primi anni Sessanta, una Tojeiro EE-Buick coupé del 1962-63 e una due posti Austin-Healey Sprite GT coupé del 1961. Ci saranno anche un meccanico del team e il mitico autobus a due piani, il Commer TS3, divenuto persino più famoso dei driver e delle vetture che trasportava.
Come prima corsa si disputerà il Kinrara Trophy, alle 18,45 di domani dopo una giornata di prove e demo in pista. Al via con la luce del tramonto si vedranno auto con motore di minimo 3 litri che hanno corso prima del 1963.
Decisamente più lungo il calendario competitivo di sabato: si comincerà alle 10 con la Chichester Cup, dal nome della città nel West Sussex dove si trova la tenuta di Goodwood, e si andrà avanti con un totale di sette sfide, fra le quali il Barry Sheene Memorial Trophy. La prima parte della competizione motociclistica in omaggio al campione british (25 minuti) si svolgerà alle 13,30 con un frenetico inizio in stile Le Mans: i riders dovranno attraversare la pista di corsa e saltare in sella. Stessa cosa nella tarda mattinata di domenica, nella seconda e ultima tranche. Sempre sabato, si terrà anche un’asta di memorabilia e auto di Bonhams.
Tra il vasto pubblico di celebrity e appassionati parteciperanno al Revival anche i due fratelli William e Michael Dunlop, discendenti di quel John Boyd che nel lontano 1889 ha inventato i moderni pneumatici.
Nel programma di domenica, per finire in bellezza, sono comprese due highlights in più, spettacolari: il Royal Automobile Club TT Celebration Trophy e un festeggiamento particolare per il Gran Premio di Gran Bretagna del 1957 in cui Stirling Moss vinse alla guida di una Vanwall VW5.
Jaguar Land Rover Classic presenta la E Type Zero, prototipo nato dall’unione di una E-Type Cabriolet del ’68 con un powertrain completamente elettrico. “Il nostro obiettivo – ha detto Tim Hannig, responsabile della divisione Classic del Gruppo – è di dare sostanza e concretezza allo scenario futuro in cui continueremo a possedere automobili d’epoca. Non vediamo l’ora di conoscere le reazioni dei nostri clienti su questo progetto, per capire se un concept simile abbia un futuro sul mercato“.
Esternamente è una E Type in tutto e per tutto, che potrebbe effettivamente suscitare qualche perplessità solo se ci passasse davanti: non si sentirebbe nulla se non, forse, un timido sibilo. La sorpresa è sotto il cofano e, di conseguenza, in abitacolo.
CONVERSIONE SENZA DANNI
Nel vano motore, infatti, il classico 6 cilindri in linea è sostituito con un motore elettrico da 300 CV (220 kW) alimentato con pacco batterie al litio da 40 kW (posizionate dietro il motore, al posto del cambio che normalmente qui sarebbe posizionato). A giudicare dalle immagini, gli ingombri del nuovo propulsore sono esattamente gli stessi dell’unità a scoppio. Un nuovo albero motore trasmette il moto al differenziale posteriore e, da qui, alle ruote. Il processo di trasformazione di una Jaguar E Type in E Type Zero, del resto, è assolutamente reversibile, assicura Jaguar. Il telaio, infatti, non è stato modificato per ospitare il motore elettrico e i componenti della trasmissione.
ABITACOLO: TRA PASSATO E FUTURO
L’abitacolo è stato in gran parte modificato per cercare, da un lato, di mantenere il sapore classico della E-Type ma, dall’altro, per calare quest’automobile in una dimensione assolutamente futurista. La plancia centrale, un unico pannello in fibra di carbonio, presenta strumentazione completamente digitale e un grande schermo LCD al centro da cui governare i sistemi di bordo e avere informazioni sullo stato del veicolo. Al posto della leva del cambio la classica manopola delle Jaguar moderne con le sole opzioni possibili per la trasmissione: marcia avanti (D), folle (N), retromarcia (R).
PRESTAZIONI
Secondo Jaguar la E-Type Zero scatta da 0 a 100 km/h in 5,5 secondi e ha un’autonomia di circa 270 chilometri. Si tratta di un ottimo risultato, che deriva dal peso contenuto della vettura e dalla sua buona aerodinamica. Secondo la sorgente utilizzata, le batterie si ricaricano in un tempo variabile tra le sei e sette ore.
E’ ANCORA UN’AUTO D’EPOCA?
Sebbene, da un lato, un’automobile storica a motore elettrico potrebbe darci il privilegio di girare tranquillamente in centro tutti i giorni e, probabilmente, ci offrirebbe un grado di affidabilità molto più elevato dell’originale, andrebbero a perdersi tanti piccoli piaceri che alimentano la passione per le storiche. Per esempio: il rombo del motore e le sue caratteristiche di erogazione, il piacere di cambiare e fare una doppietta, la ricerca del ricambio mancante. Ma, molto più in generale, l’integrità dell’oggetto nel suo insieme. Del resto, è indubbio che la scelta radicale di alcuni Governi, e l’effetto imitazione di altri, disegnerà nuovi scenari futuri sul nostro modo di utilizzare l’auto d’epoca.
LE ALTRE STORICHE A MOTORE ELETTRICO
Il progetto E-Type Zero è la prima provocazione seria su questo argomento da parte di un grande costruttore mondiale, in uno scenario in cui, un po’ ovunque nel mondo, altre iniziative di questo genere sono già state avviate. E’ il caso, innanzitutto, della Renovo Coupé, una replica della Cobra Daytona motorizzata con un propulsore elettrico da 500 cavalli e capace di prestazioni molto elevate. Costa cara: oltre 500.000 dollari.
Altrove, invece, sono attive piccole aziende che si sono specializzate nella conversione di una vettura storica in automobile a impatto zero: in Francia, ad esempio, la IAN Motion esegue trasformazioni sulle Mini. La Zelectric Motors di San Diego (California) o la EV4U di Shasta Lake (California) si dedicano invece alle tedesche: Maggiolino Volkswagen e Porsche storiche – 356 o 911 che siano – per essere trasformate in “automobili del 21° secolo”. La Bloodshed Motors di Austin, dal canto suo, predilige le auto americane. E la e-Drive Retro di New York, infine, offre una MG MGA prodotta tra il 1955 e il ’62 (completamente ricondizionata) con diverse tipologie di stile e interni ma con un unico comune denominatore: motore elettrico da 140 Cv e autonomia tra 100 e 150 chilometri.
Il maltempo non ha tuttavia scoraggiato i tantissimi visitatori a vestirsi in total look d’ispirazione Fifties: il Revival è molto sentito dai britannici anche come una sorta di euforica incursione nel loro passato e all’appuntamento non mancano appassionati di moda vintage. Si è svolta poi una celebrazione della storia dell’aviazione nazionale con esposizioni e show di aerei. Dopotutto, solo nei dintorni della tenuta di Lord March – che ha perso il padre, decimo duca di Richmond, una settimana prima del Revival -, esistevano durante la seconda Guerra mondiale cinque basi della Royal Air Force.
Due i principali tributi all’automobile e alle competizioni motoristiche fra una corsa e l’altra: alla Fiat 500 per i suoi sessant’anni e alla leggendaria squadra scozzese Ecurie Ecosse. Al vittorioso team fondato da David Murray nel 1951 sono state dedicate sfilate su uno sfondo musicale delle highlands, a base di cornamuse, con tanto di banda musicale in kilt. Oltre alle auto – come le Jaguar D Types “Long-Nose”, diverse Cooper-Climax T57 Monaco, una Tojeiro Buick GT del 1962 e molte altre – in pista è entrato il celebre transporter TS3 del 1961, amato in Gran Bretagna anche in versione modellino da una generazione di ragazzini di allora.
Alle piccole del Lingotto è andato invece l’onore di aprire questa diciannovesima edizione dell’evento con due vivacissimi giri di pista in puro italian style (alle 9 di venerdì, riproposti sabato e domenica). Parcheggiati poi in una grande scenografia che ricreava un’atmosfera romantica e retrò all’italiana, i “Cinquini” sono stati protagonisti per tutto il Revival.
Fra i trofei che hanno regalato i momenti più spettacolari, il Kinrara Trophy, con Ferrari e Jaguar dal 1960 al 1963, e poi il St. Mary’s Trophy e il Goodwood Trophy, vinto sabato dall’americano Michael Gans su ERA B-Type R1B del 1935. Mentre a due passi dal famosissimo circuito, nella struttura allestita per Bonhams, la Ford Galaxie 500 del 1963 di “Gentleman Jack” Sears, il leader della scuderia Willment scomparso nel 2016, è stata battuta poche ore prima alla stratosferica cifra di 471.900 sterline (circa 518.530 euro). Una vendita che ha raddoppiato ampiamente le previsioni, all’interno di un ragguardevole totale d’asta di 10.731.518 sterline (circa 11.787.583 euro).
“O vieni a Modena o non le vedi”. Gli organizzatori di Modena Motor Gallery, mostra-mercato di auto e moto d’epoca che si terrà nei padiglioni della Fiera di Modena dal 23 al 24 settembre, sono sicuri del fatto loro: se si vogliono ammirare vetture rarissime non ci sono alternative. L’edizione 2017, la quinta in ordine di tempo, proporrà infatti una serie di vetture che difficilmente si possono osservare in altri luoghi. Ma non solo.
In sintesi, la quinta edizione ospiterà 335 espositori, dei quali 11 stranieri, distribuiti su una superficie di 28.000 mq, con due iniziative speciali che si staccheranno per importanza dalle altre: una mostra in onore di Sergio Scaglietti, il mitico carrozziere delle Ferrari sportive, e un’asta di vetture da restaurare che si svolgerà con il criterio delle buste chiuse (chi sarà interessato potrà scrivere la sua offerta e depositarla fino a domenica alle ore 16:00 e all’apertura delle buste ogni vettura sarà assegnata al miglior offerente).
A queste si aggiungeranno una mostra in ricordo del designer Tom Tjaarda, scomparso recentemente; due documentari rispettivamente sulla Iso Rivolta e su Ferruccio Lamborghini; una esposizione curata dal Circolo della Biella, il primo sodalizio modenese dedicato alle auto; la presenza della scuderia UNUCI Squadra Corse dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, con due vetture che hanno partecipato alla Mille Miglia del 1952; un padiglione dedicato al mercato delle auto storiche con 700 vetture in vendita più 120 auto portate dai privati; un padiglione riservato agli artigiani del restauro; la presenza della Scuderia Modena Corse con alcune auto; una mostra dedicata ai 70 anni della Lambretta; la presenza di tutti i musei della Terra de Mutor, e altro ancora.
Va da sé che di auto speciali da ammirare ce ne saranno diverse. Soprattutto quelle ospitate nella mostra “Le Ferrari di Sergio Scaglietti, maestro carrozzaio”, mostra organizzata con la collaborazione del figlio Oscar Scaglietti e di diversi collezionisti. Tra le auto presenti, una Ferrari 250 GTO del 1962 in lamiera con accanto il manichino verniciato in rosso; la Ferrari 340 MM 1953 #0294 prodotta solo in due esemplari (questo partecipò alla Mille Miglia del 1953 con Villoresi e Cassani senza terminare la gara, e vinse l’International Trophy a Silverstone guidata da Mike Hawthorn); una Dino GTS del 1972, e una rara Fiat 508 C M/M del 1940 frutto della collaborazione con Pasquale Ermini.
L’asta “Barn Finds My Love – Rottami d’amore” proporrà auto e moto di grande valore in un allestimento scenico molto spettacolare con ambientazioni tipiche del “Ritrovamento”, con tanto di polvere, balle di paglia e attrezzi agricoli, per ricreare l’atmosfera di una stalla; dell’“Officina vintage”, con pompa di benzina, latte di olio e poster d’epoca; dell’“Industrial”, che ricrea l’ambiente di un edificio industriale abbandonato, fra vetri rotti, lamiere ondulate e vecchi bidoni d’olio; e l’ambientazione “Monza”, che rimanda ad una gara vintage, con orologio da gran premio, balle di paglia e cartelloni d’epoca.
Tra i lotti in vendita: unaKaiser Darrin 1954, rarissima roadster ispirata al design della bottiglietta della Coca Cola, prima auto americana con scocca interamente in vetroresina; una Nash Healey del 1953, coupé firmato Pininfarina con motore Nash elaborato Healey; una Alfa Romeo Giulietta Spider Passo Corto e una Giulietta Sprint Veloce, entrambe del gennaio 1959; una Jaguar 4.2 del 1971, prima serie, di provenienza americana, marciante; un telaio originale Ferrari 250 GTE; una carrozzeria 250 GTE prima serie del 1960 completa di porte, cruscotto e tappezzeria; una carrozzeria Ferrari modello 212 inter del 1953, colore originale grigio con tetto nero, serial number Pininfarina 10933; una Maserati Indy4.7 America del 1971, completa di meccanica, con motore nuovo e pinze e freni restaurati; e una monoposto da corsa Volpini Formula 3 del 1950, con carrozzeria in alluminio originale.
I cancelli aprono sabato 23 alle ore 9:00 e il biglietto di ingresso costa 10 euro (8 euro ridotto). http://www.motorgallery.it
G.M.
Chantilly Arts & Elegance 2017 ha galvanizzato la passione per le storiche di fine estate, portando nel parco del Castello di Chantilly in un solo giorno 16.300 spettatori, in netta crescita sul 2016. La presenza delle più preziose auto d’epoca del mondo, provenienti dai quattro angoli del pianeta, reca adeguata testimonianza del livello dell’evento.
Hanno complessivamente partecipato al Concorso d’Eleganza 95 automobili classiche di tutte le epoche e di tutte le “estrazioni”, dalle auto elettriche ai bolidi da corsa, suddivisi in classi di appartenenza. A cornice dell’evento, perfettamente inserite nelle “operazioni” del Concorso stesso, l’organizzazione ha reso omaggio ai 70 anni della Ferrari con una celebrazione del mito di Maranello alla 24 Ore di Le Mans. Sono così intervenute ventotto vetture in rappresentanza di tante epoche ed edizioni della corsa francese, dagli Anni 50 ai primi Anni 80.
Tra le vetture premiate, Chantilly Arts & Elegance ha assegnato il Best of Show – la sua personale Legion d’onore – a due vetture straordinarie: per la categoria delle Anteguerra il premio è andato alla Bugatti Type 57 SC Atlantic del 1936 (il telaio 57374, appartenente a Robson Walton e Peter Mullin); per le Post guerra ha vinto la Ferrari 250 Testa Rossa del 1958, nella fattispecie l’esemplare con telaio 0728TR che ha vinto la 24 Ore di Le Mans di quell’anno.
Come parte integrante dello show nel grande parco del Castello di Chantilly, la presenza di altre 800 automobili in rappresentanza di 42 club e sodalizi che si sono dati appuntamento in questa occasione. Alla fine il Grand Prix des Clubs è andato al Fiat Fan Club per la qualità complessiva delle vetture presentate.
TUTTI I PREMI ASSEGNATI
Best of Show Concours d’Elegance
Renault Trezor & Balmain
Citroën CXPERIENCE & Yang Li
Best of Show Concours d’Etat
Pre-war: Bugatti 57 S Atlantic (1936)
Post-war: Ferrari TR 58 (1958)
Uno straordinario carrozziere francese: Pourtout
I° Premio: Delage D8-120 S Coach Sport (1939)
Premio Speciale: Remi Danvignes CD4 Roadster (1938)
Le auto dei grandi musicisti
I° Premio: Porsche 911 3.0L RS (ex Herbert von Karajan)(1974)
Premio Speciale: Iso Griffo A3C (ex Johnny Hallyday)(1965)
The Woodies
I° Premio: Peugeot 202 ‘‘boulangère’’ (1949)
Un secolo di auto elettriche
I° Premio: Detroit Electric Model D Brougham(1910)
Macchine sportive e da corsa con trasmissione a catena
I° Premio: Gladiator Grand Prize (1904)
Premio Speciale: Panhard Grand Prize (1908)
Alfa Romeo anteguerra con carrozzeria speciale
I° Premio: Alfa Romeo Alfa Romeo 6C 1750 Grand Sport Spider Zagato MM (1929)
Premio Speciale: Alfa Romeo 8C 2300 MM Torpedo/Cabriolet Brandone (1933)
Alfa Romeo postguerra con carrozzeria speciale
I° Premio: Alfa Romeo 3000 CM “Superflow IV” Pinin Farina (1960)
Premio Speciale: Alfa Romeo 1900 Super Sprint Zagato (1955)
“Etceterini” con carrozzeria aperta
I° Premio: Siata 500 Record (1946)
Premio Speciale: Osca Maserati S-498 (1959)
“Petites et Grandes”
I° Premio: Bugatti Type 52 Baby (1926) & Bugatti Type 35 (1926)
Le Bugatti 57 S
I° Premio: Bugatti 57 S Atlantic (1936)
I° Premio Speciale: Bugatti 57 SC Atalante (1937)
II° Premio Speciale: Bugatti 57 S Gangloff Coupé (1937)
Le Ferrari della 24 Ore di Le Mans: GT e derivate
I° Premio: Ferrari 512 BBLM (1980)(châssis #32129)
Premio Speciale: Ferrari F40 (1992)(châssis #ZFFGJ34B000074045)
Le Ferrari della 24 Ore di Le Mans: prototipi con carrozzeria aperta
I° Premio: Ferrari TR58 (1958)(châssis #0728)
Premio Speciale: Ferrari Dino 166 SP (1965)(châssis #0834)
Le Ferrari della 24 Ore di Le Mans: prototipi con carrozzeria chiusa
I° Premio: Ferrari 250 LM (1964)(châssis #5891)
Premio Speciale: Ferrari 512 S (1970)(châssis #1016)
Le Ferrari della 24 Ore di Le Mans: le Daytona Gr.4
I° Premio: Ferrari 365 GTB/4 Daytona Gr IV (1972)(chassis #12467)
I° Premio Speciale: Ferrari 365 GTB/4 Daytona Gr IV (1972)(châssis #15681)
II° Premio Speciale: Ferrari 365 GTB/4 Daytona Gr IV (1970)(châssis #15373)
Le Ferrari della 24 Ore di Le Mans: le 250
I° Premio: Ferrari 250 GTO “62” (1962)(châssis #4293GT)
I° Premio Speciale: Ferrari 250 GT Sperimentale (1961)(châssis #2643GT)
II° Premio Speciale: Ferrari 250 GTO “64” (1964)(châssis #5575GT)
Nuorese di nascita, classe 1965, architetto, Flavio Manzoni è una figura piuttosto anomala nel mondo dell’auto: professionalmente giovane, ma con alle spalle una solida esperienza internazionale che lo ha portato oggi a essere a capo del centro stile Ferrari.
La sua “copertina d’autore” (nona della serie per i trent’anni di Ruoteclassiche) è un suggestivo connubio tra passato e futuro; fra tradizione e innovazione.
Delle sue fonti d’ispirazione dice: “Sono nato a metà degli anni Sessanta, anni durante i quali sono stati realizzati alcuni capolavori assoluti del design automobilistico italiano: le cosiddette dreamcar. Oggetti bellissimi, anche un po’ utopistici, disegnati da tutti i carrozzieri dell’epoca. Sono state loro la mia grandissima fonte d’ispirazione”.
E del suo lavoro di oggi… “Forse il lavoro che facciamo qui (in Ferrari, n.d.r.) sta proprio in questo: l’audacia della modernità nel rispetto costante della storia di questo grande marchio”.
Unico comune denominatore con l’edizione dell’anno scorso, la partenza e l’arrivo dalla centralissima Piazza Portegaia a Lumezzane. Per il resto, gli oltre 110 equipaggi verificati, hanno potuto scoprire un percorso completamente rinnovato.
QUANDO UN CENTESIMO VALE UN PODIO
Mutando il percorso sono cambiate anche le prove cronometrate, che hanno tenuto gli equipaggi concentrati per tutto lo svolgimento della gara, resa ancora più insidiosa dalla pioggia, scesa copiosa durante il giorno. A rendere il tutto più pepato, invece, ci ha pensato una sfida al centesimo di secondo. Protagonisti di una battaglia durata per tutte le 65 prove cronometrate del Città di Lumezzane, un sorprendente Roberto Crugnola, navigato da Marco Vida, ch, a bordo di una Lancia Fulvia HF del 1971, ha strappato la vittoria per un solo centesimo di secondo all’aspirante al titolo Mario Passanante (con Elisa Buccioni),su Autobianchi A112 Abarth del 1974. Rispettivamente 177 e 178 penalità, dopo che il siciliano è rimasto in testa per ben tre quarti di gara, fino alle prime 43 prove a cronometro dei primi due settori.
SORPASSO QUASI ALL’ULTIMO
Nel corso del terzo settore, però, dopo una piacevole pausa pranzo nell’ottocentesca Villa Conti Cipolla a Olfino di Monzambano, nel Mantovano, la coppia del varesotto ha concretizzato un sorpasso decisivo che l’ha portata al pareggio con Passanante per 176 penalità alla penultima prova. È stata la P.C. 65 a coronare Crugnola vincitore di questa edizione del Città di Lumezzane, per un solo centesimo di penalità. Un duello che ha lasciato alle spalle il duo bresciano Andrea Vesco e Andrea Guerini, su BMW 328 del 1939, autore di 195 penalità. Terza posizione per loro, confermata anche nella classifica Top Car, dove sono stati preceduti da Loperfido-Moretti su Fiat Balilla Coupé del 1934, e dai vincitori Tonconogy-Ruffini su Bugatti T40 del 1927. Prime, invece, nella classifica degli equipaggi femminili, Federica Bignetti e Luisa Ciatti sulla loro Alfa Romeo Giulietta Sprint.
UN PERCORSO TOTALMENTE RINNOVATO
Il percorso di questo dodicesimo appuntamento del Campionato Italiano Regolarità Autostoriche si è sviluppato per 190 km nella provincia di Brescia e di Mantova e, nonostante la pioggia, è stato molto apprezzato per la bellezza e la varietà del paesaggio. Sono state toccate tra le più belle località del lago di Garda, della Valtenesi e della Valtrompia. Le 65 prove cronometrate sono state allestite per gran parte su strade aperte al traffico. Un emozionato Crugnola ne ha premiato la successione, e le ha definite visibilmente ben preparate, tecniche e articolate, ma accessibili a tutti, sia per le vetture in gara sia per l’esperienza di ciascun regolarista.
LUMEVENTI RINGRAZIA
Soddisfatto, dunque, il presidente di Lumeventi, Gianpietro Belussi, che per favorire la partecipazione delle auto anteguerra ha supportato l’introduzione di prove a velocità medie più basse del solito, ma comunque molto tecniche. Diversi regolaristi, infatti, hanno trovato insolite le numerose prove da 20 metri, da percorrere in appena 4 o 5 secondi. Soddisfazione, infine, anche per l’ottima riuscita della manifestazione, che non è stata oscurata da troppi e, purtroppo sempre più spesso inutili, controlli verifica tempi.
Prossimo appuntamento dunque tra dieci giorni, alla 5° edizione delle Valli Biellesi – Oasi Zegna, nuovo appuntamento per il CIREAS 2017, che attualmente vede in testa la coppia Fortin – Pilè.
La 27esima edizione del Gran Premio Nuvolari dopo una “condotta” tranquilla nei primi due giorni di gara, sul finale sembrava non seguire lo stesso copione delle ultime sei edizioni. Invece, colpo di scena e trionfo finale: hanno vinto ancora Andrea Vesco e Andrea Guerini, quest’anno a bordo di una BMW 328 del 1939. Eppure l’equipaggio bresciano, Special Team Eberhard, dopo uno straordinario inizio di gara, secondo gli sviluppi della tappa di domenica sembrava destinato a portare a casa “solo” il secondo posto lasciando il trofeo finale ai diretti inseguitori. Invece l’equipaggio argentino degli altrettanto esperti Juan Tonconogy e Barbara Ruffini, con una Bugatti Type 40 del 1927, hanno mancato il successo per un tempo irrisorio. terzo equipaggio classificato, il n.39 di Belometti – Vavassori con una Fiat 508 Balilla Spider Sport del 1932.
LA GARA
I campioni in carica si sono presentati a Mantova con una vettura caratterizzata da un coefficiente inferiore rispetto agli scorsi anni, optando per una BMW del 1939 invece della tradizionale Fiat 508 S Balilla Sport del 1934. La serata dello scorso venerdì, primo giorno di gara, aveva già dato una chiara avvisaglia di quella che sarebbe stata la classifica finale: Vesco e Guerini conducevano saldamente al comando seguiti dai concittadini Passanante-De Alessandrini n.67 (Fiat 508C, 1937) e, al terzo posto, gli argentini Tonconogy-Ruffinin.11 (Bugatti T40, 1927).
Le difficoltà – per tutti i partecipanti – si sono presentate nella giornata di sabato, con la lunga tappa che da Rimini li ha portati alla pista di Misano e, successivamente Urbino, Città di Castello, Arezzo, Siena, Pieve Santo Stefano e ritorno sulla costa dell’Adriatico: condizioni meteo molto avverse hanno messo a dura prova auto, piloti e navigatori. Ma al traguardo “parziale” di Rimini la testa della classifica non era ancora cambiata.
Ma ecco la sorpresa: domenica mattina gli argentini sono passati in testa, proiettati alla vittoria. Ne è nato un grande duello combattuto a colpi di cronometro, che ha regalato la vittoria all’equipaggio italiano con un vantaggio di appena 2 centesimi di secondo sui sudamericani.
“Quest’anno è stata veramente durissima e ce la siamo giocata proprio fino all’ultima prova. Negli anni abbiamo collezionato tanti successi, ma vincere una gara così difficile anche con una vettura diversa dalla nostra Balilla e con un coefficiente più basso è per noi una soddisfazione immensa.” – ha dichiarato Andrea Vesco.