Quantcast
Channel: Notizie - Auto d'Epoca - Ruoteclassiche
Viewing all 3030 articles
Browse latest View live

La storia della Range Rover in timelapse

$
0
0

La Range Rover sta per raggiungere il traguardo di 50 anni di età, un risultato che le permette di essere apprezzata anche tra gli appassionati di automobili classiche, presso i quali ha senza dubbio raggiunto lo status di icona. Oggi il Suv britannico si perde nella vastità di un segmento in continua crescita ed evoluzione, continuamente “agitato” da nuove proposte e dalla la creazione di nicchie inedite per andare a coprire esigenze sempre più specifiche e bisogni inespressi. Ma mentre per la maggior parte dei SUV del listino, nati e affermatisi in epoca recente, il cammino verso l’acquisizione di un “fascino senza tempo” è ancora lungo, la Range Rover vanta una storia pluridecennale ricca di traguardi tecnologici e conquiste produttive (oltre 1,7 milioni di esemplari prodotti fino a oggi).

E IL FUORISTRADA DIVENNE LUSSUOSO
Era il 1948 quando Land Rover Series I arrivava sul mercato ispirandosi alla granitica Willys Jeep ma bisognerà attendere oltre trent’anni perché il concetto di veicolo fuoristrada riesca ad amalgamarsi con la raffinatezza e l’esclusività di un’automobile di grande comfort con finiture e dotazione di lusso.

Nel 1969, a conclusione di una fase preparatoria, scandita dalla costruzione di alcuni prototipi, inizia l’avventura del nuovo modello con la costruzione di una piccola serie di esemplari di pre-produzione e, l’anno successivo, la Range Rover entrò ufficialmente sulla scena del mercato.

Il concetto è decisamente di rottura: un veicolo di grandi dimensioni, imponente, con una notevole altezza da terra, quattro ruote motrici permanenti ma un’immagine tutt’altro che di fuoristrada granitico. È un Suv, espressione di eclettismo dinamico (città o autostrada, asfalto o sterrato, pietraie o dune, neve o fango) ma sentendosi un po’ lord, un po’ conti, un po’ “Milano da bere” grazie a un layout che premia l’abitabilità da salotto.

Da subito si fa notare per caratteristiche uniche: caparbio motore 8 cilindri da 3,5 litri, due sole porte ma quattro posti comodi, carrozzeria Station Wagon con portellone “doppio” e, naturalmente, trazione integrale permanente. Rimane sostanzialmente invariato per i successivi dieci anni e solo a partire dal 1981 inizia a evolvere: 5 porte, cambio automatico, motore a iniezione, ABS ed elettronica attiva.

LE GENERAZIONI SUCCESSIVE
Nel 1994 debutta la seconda generazione e la Range Rover, forse un po’ meno affascinante nel design, si dà contenuti in linea con un mercato in grande fermento e che ha iniziato a correre in modo forsennato verso la modernità. Nel 2001, dopo soli 7 anni, ecco la terza generazione, trionfo di elettronica e di diversificazione della linea di modello per adattarsi alle condizioni di mercato. Al punto da darsi volti nuovi: nel 2005 la Range Rover “Sport” e nel 2011 alla vigilia della nascita della quarta generazione, la Range Rover “Evoque”.

Nel 2012 ha compiuto un passo ulteriore nella modernità proponendosi al mercato con la quarta generazione, interamente riprogettata e forte di una struttura interamente in alluminio per togliere qualche chilo senza pregiudicare la solidità e le caratteristiche di veicolo “tout terrain”.

LE TAPPE FONDAMENTALI
1969: costruzione del prototipo e allestimento di 26 esemplari di pre-produzione brandizzati “Velar” (Vee Eight Land Rover).
1970: debutto della Range Rover, il primo vero fuoristrada “di lusso” del mercato. E’ equipaggiato con un motore V8 Rover (origine Buick) con carburatore per 130 Cv di potenza. Tra le sue peculiarità distintive: cofano motore a conchiglia, baule con apertura “sdoppiata” (parte inferiore a ponte levatoio, parte superiore verso l’alto) e primo “SUV” equipaggiato con trazione integrale permanente.
1973: introduzione, attraverso un escamotage determinato dalla forma del montante posteriore, della visione del “tetto fluttuante”.
1981: versione con 5 porte
1982: cambio automatico
1984: il motore V8 riceve l’iniezione Lucas, la potenza cresce da 130 a 155 CV.
1989: introduzione dell’ABS (tra i primi al mondo su una 4×4)
1992: ammortizzatori ad aria e controllo di trazione elettronico
1994: debutto della seconda generazione (la prima serie, verso la fine del suo ciclo di vita, viene contraddistinta dalla denominazione “Range Rover Classic”): nuovo design, fari anteriori di forma rettangolare, nuovo motore Turbodiesel a iniezione diretta del gasolio
2001: debutto della terza generazione.
2005: viene introdota la Range Rover Sport su pianale della Discovery
2011: nasce la Range Rover Evoque
2012: debutto della quarta generazione della Range Rover, realizzata interamente utilizzando alluminio.
2014: introduzione della versione Autobiography Long Wheel Base, con passo allungato di 20 centimetri per aumentare l’abitabilità posteriore
2017: la nuova versione SVAutobiography 2017 propone una possente motorizzazione V8 da 5 litri di cilindrata e compressore volumetrico per 550 cavalli di potenza massima

Alvise-Marco Seno

Al Salone d’Inverno 2017 va in scena il Giappone

$
0
0

Giunto alla 24ma edizione, l’evento ferrarese non si limiterà a proporre lo scambio di auto, moto, ricambi d’epoca e memorabilia, ma offrirà ai visitatori una serie di mostre tematiche che celebreranno le ricorrenze più importanti del 2017 nel campo del motorismo classico. In questa edizione saranno festeggiati i 70 anni della Ferrari, i 60 anni della Fiat 500 e i 60 anni della Autobianchi Bianchina.

Al Club Officina Ferrarese il compito di organizzare di una degna celebrazione del compleanno Ferrari con l’esposizione di modelli significativi, mentre cerimoniere della festa per i 60 anni della Fiat 500 sarà il 500 Club Italia. Al Registro Autobianchi toccherà invece il compito di celebrare nel modo più appropriato il compleanno della Autobianchi Bianchina, nata nello stesso anno.

Memorabilia, editoria e documentazione legate al mondo del motorismo storico faranno da cornice a queste mostre tematiche, mentre una nuova area sarà dedicata al modellismo.

Il Salone d’Inverno 2017 aprirà sabato 28 gennaio presso la Sede Espositiva di Ferrara Fiere (Via della Fiera, 11, 44124 Ferrara)  dalle 9 alle 18 e domenica 29 dalle 9 alle 17. Il prezzo del biglietto è di 12 euro se acquistato in Fiera o di 10 euro se acquistato on-line. Gratuito per ragazzi fino a 14 anni e invalidi psicomotori con un accompagnatore. Tutte le info su: www.autoemotodelpassato.com.

 

Al Salone d’Inverno 2017 va in scena il Giappone

salone d'inverno

Mercato: il punto dopo le aste di Scottsdale 2017

$
0
0

Altro che “Duemila Ruote”: se qualcuno presente all’asta record di Milano pensava di aver assistito a un evento memorabile dia un’occhiata ai numeri qui sotto, relativi alle sette vendite avvenute a Scottsdale, in Usa, durante l’Arizona Concourse d’Elegance. Nove giorni (dal 14 al 22 gennaio) caratterizzati da sette appuntamenti organizzati dalle più famose Case d’asta internazionali (Bonhams, Gooding & Co. e RM Sotheby’s) alle quali si sono aggiunte altre Case d’asta statunitensi altrettanto importanti in ambito locale (Barrett-Jackson, Russo & Steel, Silver e Worldwide Auctioneer) dando vita a una concentrazione di incanti di auto che non ha eguali al mondo.

Ben 3.486 le auto da collezione offerte e 2.900 quelle aggiudicate, per un fatturato complessivo di 259,8 milioni di dollari  (245 milioni di euro circa) che, secondo i calcoli pubblicati da una analisi della compagnia di assicurazione Hagerty, rappresenta il miglior risultato di sempre in questa prima kermesse dell’anno (+3,7% rispetto al 2016).

Un dato ottenuto grazie un vistoso un aumento (+12,3%) del volume dei veicoli offerti (erano 3.104 lo scorso anno) e di un altrettanto corposo incremento del numero di vetture vendute (2.900 a fronte delle 2.491 dello scorso anno). E’ aumentata anche la percentuale di vendita (l’83% contro l’80% del 2016) ma si è ridotto del 22% il valore medio delle auto aggiudicate, che sono passate dai 115.729 dollari del 2016 agli 89.601 dollari del 2017.

“Le vetture più rare e più esclusive continuare a registrare un forte interesse” sostiene il rapporto di Hagerty, “Le auto a prezzi superiori al milione di dollari hanno visto incrementi a doppia cifra sia nella percentuale di vendita sia nel prezzo medio di vendita rispetto al 2016”. Si stanno confermando quindi anche nel 2017 le stesse condizioni che hanno caratterizzato il mercato del 2016, con le auto davvero importanti e originali contese a prezzi in continua crescita e il resto aggiudicato a prezzi inferiori.

Tra i risultati più importanti della settimana di Scottsdale sono da segnalare la vendita della Jaguar E-type del 1963 aggiudicata da Bonhams a 7,37 milioni di dollari, il miglior risultato in assoluto tra tutte le aste (vedi la Top Ten qui sotto), seguita dalla Mercedes-Benz 540K Special Roadster del 1939 (6,6 milioni di dollari) e dalla Ferrari 340 America Competizione Spider del 1952 venduta ancora da Bonhams (6.380.000 dollari). Un record di vendita l’ha ottenuto invece la Bugatti Type 35 Grand Prix del 1935 aggiudicata da Gooding a 3,3 milioni di dollari.

“La cosa più importante, però, è che la base del mercato rimane forte” sostiene ancora Hagerty, “Le vendite delle auto sotto i 100.000 dollari, che rappresenta la stragrande maggioranza degli acquirenti, ha avuto alte percentuali di vendita, in linea con quelle di fine 2016”. Scottsdale, in conclusione, ha chiuso nel segno dell’ottimismo e, se il buon giorno si vede dal mattino, c’è solo da sperare che continui così.

Di seguito, i risultati complessivi di ogni vendita, calcolati includendo i diritti d’asta.

I NUMERI DI TUTTE LE ASTE  (fra parentesi i dati del 2016)
Fatturato totale: $ 259,8M ($ 250,6M)
Totale auto offerte: 3.486 (3.104)
Totale auto vendute: 2.900 (2.491)
Percentuale auto vendute: 83% (80%)
Media Prezzo di vendita: 89.601 $ (115.729 $)

Combinato di Bonhams, Gooding e RM 2014-2017 (Fonte: K500.com)
Fatturato totale: $ 123.689.795 (2016: $124.872.950 – 2015: $143.254.850 – 2014: $118.645.000)
Numero totale di auto offerte: 392 (2016: 377 – 2015: 335 – 2014: 345)
Auto vendute: 86% (2016: 85% – 2015: 91% – 2014: 89%)
Auto vendute sotto la stima minima: 73% (2016: 71% – 2015: 54% – 2014: 50%)
Auto vendute al top della stima e oltre: 8% (2016: 10% – 2015: 14% – 2014: 19%)
Prezzo medio delle vetture vendute: 367.032 $ (2016: $ 387.804 – 2015: $ 469.688 – 2014: $ 386,466)
Età media dei veicoli offerti: 1966 (2016: 1965 – 2015: 1964 – 2014: 1957)
Percentuale di auto offerto a No Reserve: 60% (2016: 53%; 2015: 53%)

Top 10 di tutte le aste di Scottsdale
1) 1963 Jaguar E-Type Lightweight –$ 7.370.000 (Bonhams)
2) 1939 Mercedes-Benz 540K Special Roadster – $ 6.600.000 (RM Sotheby’s)
3) 1952 Ferrari 340 America del Competizione Spider – $ 6.380.000 (Bonhams)
4) 1928 Mercedes-Benz Typ S Sports Tourer – $ 4.812.500 (Bonhams)
5) 1969 Ferrari 365 GTS Spider – $ 3.602.500 (RM Sotheby’s)
6) 1925 Bugatti Type 35 Grand Prix Roadster – $ 3.300.000 (Gooding & Company)
7) 1995 Ferrari F50 – $ 3.135.000 (RM Sotheby’s)
8) 1961 Ferrari 400 Superamerica Coupé – $ 3.080.000 (RM Sotheby’s)
9) 1965 Ferrari 500 Superfast Serie I Coupé – $ 2.915.000 (Gooding & Company)
10) 1931 Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport Spider – $ 2.805.000 (Bonhams)


I RISULTATI SUDDIVISI PER CASA D’ASTA
(fra parentesi i dati del 2016)

BARRETT-JACKSON

Fatturato totale: $ 101.0M ($ 103,3M)
Totale auto offerte: 1.711 (1.491)
Totale auto vendute: 1.703 (1.484)
Percentuale auto vendute: 99,5% (99%)
Media Prezzo di vendita: 59.323 $ (69.619 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 1964 Aston Martin DB5 – $ 1.485.000
2) 1960 Chevrolet CERV-1 ha – $ 1.320.000
3) 1930 Duesenberg J doppio Cowl Phaeton – $ 880,000
4) 2012 Hennessey Venom GT Spyder – $ 800,000
5) 2005 Coupé Porsche Carrera GT – $ 616,000
6) 1965 Shelby GT350 Fastback – $ 445,500
7) 2011 Ferrari 458 Italia Coupé – $ 434,500
8) 1963 Chevrolet Corvette Z06 Split-Window Coupé – $ 385,000
9) 1969 Ford Mustang Boss 429 – $ 385,000
10) 1932 Rolls-Royce Phantom II Roadster – $ 341,000

 

BONHAMS
Fatturato totale: $ 36,3M ($ 18,2M)
Totale auto offerte: 105 (112)
Totale auto vendute: 86 (95)
Percentuale auto vendute: 82% (85%)
Media Prezzo di vendita: 422.494 $ (191.266 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 1963 Jaguar E-Type Lightweight – $ 7.370.000
2) 1952 Ferrari 340 America del Competizione Spider – $ 6.380.000
3) 1928 Mercedes-Benz Type S Sports Tourer – $ 4.812.500
4) 1931 Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport Spider – $ 2.805.000
5) 1964 Porsche 904 GTS Coupé – $ 2.310.000
6) 1966 Ferrari 275 GTB / 2 Coupé – $ 1.732.500
7) 1960 Ferrari 250 GT Cabriolet SII – $ 1.430.000
8) 1913 Rolls-Royce Silver Ghost Londra-Edimburgo Sports Tourer – $ 698.500
9) 1955 Austin-Healey 100 S Roadster – $ 539.000
10) 1956 Porsche 356A Speedster – $ 528.000

 

GOODING & COMPANY
Fatturato totale: $ 33,3M ($ 43,0M)
Totale auto offerte: 125 (113)
Totale auto vendute: 105 (97)
Percentuale auto vendute: 84% (86%)
Media Prezzo di vendita: 317.492 $ (443.390 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 1925 Bugatti Type 35 Grand Prix Roadster – $ 3.300.000
2) 1965 Ferrari 500 Superfast Serie I Coupé – $ 2.915.000
3) 1932 Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport Roadster – $ 1.595.000
4) 2011 Ferrari 599 SA Aperta Spider – $ 1.485.000
5) 1955 Mercedes-Benz 300SL Gullwing Coupé – $ 1.457.500
6) 1928 Bentley 4 1/2 litri Aprire Sports Tourer – $ 1.100.000
7) 1964 Shelby Cobra 289 R & P Roadster – $ 1.100.000
8) 1988 Porsche 959 Coupé Komfort – $ 1.089.000
9) 1961 Mercedes-Benz 300SL Roadster – $ 1.034.000
10) 1969 American Motors AMX / 3 Coupé – $ 891,000

 

RM SOTHEBY’S’S
Fatturato totale: $ 53,7M ($ 62,8M)
Totale auto offerte: 159 (149)
Totale auto vendute: 142 (126)
Percentuale auto vendute: 89% (85%)
Media Prezzo di vendita: 378.248 $ (497.994 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 1939 Mercedes-Benz 540K Special Roadster – $ 6.600.000
2) 1969 Ferrari 365 GTS Spider – $ 3.602.500
3) 1995 Ferrari F50 – $ 3.135.000
4) 1961 Ferrari 400 Superamerica Coupé – $ 3.080.000
5) 2003 Enzo Ferrari Coupè – $ 2.695.000
6) 1967 Ferrari 330 GTS Spider – $ 2.475.000
7) 1966 Ferrari 275 GTB / 2 Coupé – $ 2.117.500
8) 2013 Bugatti Veyron 16.4 Super Sport 300 Coupé – $ 2.090.000
9) 1948 Tucker 48 Sedan – $ 1.347.500
10) 2008 Lamborghini Reventón Coupé – $ 1.320.000

 

RUSSO & STEELE
Fatturato totale: $ 20,7M ($ 19,5M)
Totale auto offerte: 778 (724)
Totale auto vendute: 579 (408)
Percentuale auto vendute: 74% (56%)
Media Prezzo di vendita: 35.720 $ (47.815 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 1954 Mercedes-Benz 300S Cabriolet – $ 423,500
2) 1973 Ferrari Dino 246 GTS Spider – $ 379,500
3) 1969 Ford Mustang Boss 429 SportsRoof – $ 335,500
4) 2006 Ford Coupé GT – $ 261,250
5) 2006 Mercedes-Benz SLR McLaren Coupé – $ 253,000
6) 1969 Ferrari 365 GT Coupé 2 + 2 – $ 209,000
7) 1970 Oldsmobile 4-4-2 W-30 Affitto Coupé – $ 165,000
8) 2011 Ferrari 458 Challenge Coupé – $ 165,000
9) 1962 Mercedes-Benz 190SL Convertibile – $ 154,000
10) 2013 Ferrari California 2 + 2 coupé – $ 151,250

 

SILVER
Fatturato totale: $ 3,438M (3,8M)
Totale auto offerte: 587 (515)
Totale auto vendute: 235 (281)
Percentuale auto vendute: 42% (55%)
Media Prezzo di vendita: 15.078 $ (13.649 $)

Top 10 delle auto vendute:
1) 2007 GC Ford Mustang Shelby GT – $ 70.200
2) 1952 Nash-Haley Pininfarina – $ 70.200
3) 1968 Dodge Charger Hemi – $ 68.580
4) 1966 Dodge Coronet Hemi – $ 67.500
5) 1956 Chrysler Windsor – $ 62.640
6) 1948 Chevrolet Fleetmaster Woody Wagon – $ 62.640
7) 1941 Buick 51C Convertible Sedan – $ 54.540
8) 1961 Chevrolet Impala personalizzato Hardtop – $ 54.000
9) 2001 Aston Martin DB7 – $ 50.760
10) 1968 Chevrolet Impala – $ 46.710

 
WORLDWIDE AUCTIONEERS
Fatturato totale: $ 11,4M
Totale auto offerte: 82
Totale auto vendute: 64
Percentuale auto vendute: 78%
Media Prezzo di vendita: 177.816 $

Top 10 delle auto vendute:
1) 1967 Chevrolet Corvette Convertible 427/430 – $ 1.980.000
2) 1955 Lancia Aurelia B24 Spider America del – $ 1.100.000
3) 1966 Shelby GT350 Convertible – $ 742,500
4) 1965 Shelby GT350 Fastback – $ 379,500
5) 1962 Aston Martin DB4 Sedan – $ 374,000
6) 2005 Ferrari 575 Superamerica Cabriolet – $ 313,500
7) 1933 Packard Super Eight-Series Coupé Roadster – $ 308,000
8) 1955 Porsche 356A Speedster – $ 297,000
9) 1937 Bentley 4 1/4 litri Fisso-Head Coupé – $ 286,000
10) 1953 Porsche 356 Cabriolet – $ 275,000
10) 2005 Coupé GT Ford – $ 275,000

Gilberto Milano

Addio a Marcello Minerbi

$
0
0

Ci ha lasciato dopo aver lottato con molta discrezione contro una malattia incurabile una delle firme di punta di Ruoteclassiche e di Quattroruote, nonché del giornalismo in generale. Con lui infatti non se ne va solo un grande esperto di automobilismo ma anche un professionista a 360° che ha diretto Case editrici, testate storiche e persino fondato periodici. Nato a Milano nel 1939, Marcello Minerbi avrebbe compiuto tra poche settimane 78 anni (il 24 febbraio).

Il suo primo impiego è a Quattroruote nel 1960, assunto direttamente da Gianni Mazzocchi (fondatore, direttore ed editore) in un momento di grande entusiasmo per la nuova testata, con la rivista ancora al suo quarto anno di vita, ma già indirizzata verso un futuro brillante. Mazzocchi gli affida la responsabilità delle prove, grazie anche alla esperienza di Minerbi come gentleman driver nelle gare di velocità in pista e in salita, inizialmente con i kart quindi con una Lancia Fulvia HF e una Lancia-Volpini F3. Ha posseduto anche una Jaguar 3.4 MK2 ma sono le Lancia a conquistargli il cuore. Oltre a possedere diversi modelli diventa anche uno dei massimi conoscitori della Casa torinese (su Ruoteclassiche di novembre 2016 ha scritto il servizio sulla storia dei 110 anni del marchio). Al punto che nel 2001 viene eletto presidente del Lancia Club.

Nel 1971 lascia Quattroruote per dedicarsi ad altre esperienze editoriali. Insieme ad alcuni amici acquista la casa editrice Sperling & Kupfer, per poi tornare al giornalismo nel settimanale Oggi della Rizzoli, quindi a Gente della Rusconi, poi ancora in Rizzoli come caporedattore di Novella 2000 e successivamente alla Domenica del Corriere. Sempre in Rizzoli nel 1981 diventa direttore del Corriere dei Piccoli (che salverà dalla chiusura portandolo a tirature mai raggiunte prima) per poi assumere nel 1986 la direzione della Domenica del Corriere nel tentativo di ripetere il l’exploit del Corrierino. Impresa che non gli riuscirà. Nel 1989, sulle ceneri della Domenica del Corriere Minerbi fonderà il settimanale Visto. Dal 1° luglio 1996 sarà per un semestre anche direttore di Gente Motori.

Il primo amore però non si scorda mai e nel 2006 rientra in Domus, prima come consulente quindi come direttore della testata TuttoTrasporti. A cui aggiunge nel 2007 quella di direttore di Top Gear e nel 2009 quella di vicedirettore di Quattroruote, che manterrà per pochi mesi prima di diventare Direttore Editoriale della Casa Editrice. Tutti incarichi che lascia nel gennaio del 2016, quando la malattia inizia a diventare invadente. Mantiene solo una rubrica su Ruoteclassiche, dove racconta preziosi aneddoti della sua esperienza di giornalista in un periodo mitico della storia dell’automobilismo: quello degli Anni 60 e 70.

Con la sua scomparsa purtroppo se ne va uno degli ultimi testimoni di un’epoca irripetibile, un uomo che ha conosciuto, frequentato e visto crescere protagonisti che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria di tutti. A iniziare da Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini, dei quali Minerbi ha raccontato gli opposti caratteri nella sua ultima rubrica pubblicata sul numero di gennaio di Ruoteclassiche. E chissà quanti ricordi avrebbe potuto ancora rivelare se ne avesse avuto il tempo, e che invece si porterà con sé per sempre. Peccato.

Jaguar E-Type Roadster vs Eagle Spyder GT: meglio l’originale o la replica?

$
0
0

Annunciata al London Classic Car Show 2016 dello scorso febbraio la Eagle Spyder GT è il quarto modello a catalogo della factory dell’East Sussex, fondata nel 1984 e specializzata nella sportiva del Giaguaro (al concetto della E-Type originale Eagle aggiunge l’affidabilità, le prestazioni e l’handling che – secondo l’azienda – migliorano ancora di più lo spirito dell’iconica supercar britannica). La vettura nasce dall’idea di abbinare una capote all’estrema Eagle Speedster, una sorta di E-Type sport barchetta, e permettere all’appassionato di utilizzare la vettura tutto l’anno. Non solo, sotto la sua leggera pelle in alluminio “lavora” la meccanica – particolarmente spinta – della Low Drag GT.

Il processo parte, come per tutte le Eagle, dallo stesso punto: si comincia da una E-Type originale pronta per il restauro e si interviene, con metodologie completamente artigianali, restaurando tutta la vettura e, andando oltre, applicando i risultati di oltre 30 anni di ricerca sul prodotto, sia dal punto di vista strutturale, sia dinamico. L’attività, quindi, è duplice: restauro professionale ma applicazione di tanti piccoli miglioramenti a tutte le parti dell’automobile per ottenere quella che, alla Eagle, definiscono una E-Type perfetta.

Il telaio monoscocca in alluminio, ad esempio, viene modificato con soglie di ingresso più basse, pavimento ribassato e archi passaruota più ampi per ospitare ruote maggiorate da 16″ (con pneumatici anteriori da 225 e posteriori da 235). Il motore è un 6 cilindri in linea prodotto ex novo, realizzato in collaborazione con Crosthwaite and Gardiner, sulla base del progetto del classico propulsore E-Type: ha una cilindrata di 4,7 litri e sviluppa 330 Cv e 460 Nm di coppia massima. La trasmissione si compone di un cambio meccanico a 5 marce e trazione posteriore con differenziale a slittamento limitato. Le sospensioni prevedono uno schema a doppi triangoli, con barre di torsione e ammortizzatori Ohlins, coadiuvati da barra antirollio.

Accreditata di un peso di soli 1.029 kg, la Eagle Spyder GT dichiara un’accelerazione 0-100 km/h di meno di 5 secondi e quasi 290 km/h di velocità massima. Il prezzo, naturalmente, ripaga un lungo e meticoloso lavoro artigianale, portato avanti con mani esperte e appassionate: 695.000 Sterline (815.000 euro) tasse escluse.

Alvise-Marco Seno

Automotoretrò 2017, si parte alla grande

$
0
0

Dopo l’antipasto di inizio anno con le Mostre scambio di Arezzo e Ferrara, l’evento torinese (3-5 febbraio) segna il via concreto, sostanziale dell’annata 2017 dei saloni dedicati alle auto storiche. Come avviene da 35 anni, tante sono le edizioni di questa manifestazione, con Automotoretrò (alla quale da otto anni si affianca Automotoracing, rassegna dedicata al mondo delle corse e delle alte prestazioni) parte la stagione delle grandi kermesse, alla quale seguirà dopo tre giorni (8-12 febbraio) la mostra scambio parigina Rétromobile, giunta invece alla quarantaduesima edizione.

Quest’anno, proprio per non sovrapporsi all’appuntamento parigino, Automotoretrò ha anticipato di una settimana l’apertura dei cancelli nello spazio espositivo del Lingotto, uno dei monumenti dell’industria automobilistica italiana e non solo. Il calendario degli eventi è piuttosto ricco, grazie anche ai numerosi e importanti anniversari che cadono nel 2017. A cominciare dai 70 anni della Ferrari, che verranno celebrati con una sorpresa anche nel grande stand di Ruoteclassiche (padiglione 2) dedicato ai primi 30 anni della nostra rivista.

Insieme alle celebrazioni per il Cavallino, il Salone torinese dedicherà ampio spazio anche a un altro dei grandi eventi del 2017: i 30 anni della Lancia Delta HF Integrale. Anche in questa occasione Ruoteclassiche avrà un ruolo speciale nella celebrazione di questa vettura con un particolare ricordo della regina dei rally. Dieci esemplari ex ufficiali in livrea Lancia Martini saranno inoltre esposti al centro del Padiglione 2 insieme a vetture con i colori delle scuderie Jolly Club e Grifone per un doveroso tributo a una vettura che ha portato prestigio all’Italia sugli sterrati di tutto il mondo.

Ma non è tutto. Ad Automotoretrò saranno celebrati anche i 60 anni di un’altra icona automobilistica nazionale, la Fiat 500. Alla quale si uniranno le celebrazioni per i 90 anni della Aston Martin, che proprio nel 1926 decise di produrre auto e assumere il nuovo nome, abbandonando la denominazione Bamford & Martin iniziale; i 60 anni della Jaguar XKSS, prima supercar al mondo; i 50 delle Jensen Interceptor e FF; e i 70 anni della Lambretta.

Venerdì 3 febbraio i cancelli aprono dalle 10.00 alle 19.00 mentre sabato e domenica dalle 9.00 alle 19.00. Il bisglietto intero costa 13 euro (10 euro il ridotto), gratis per i ragazzi fino a 10 anni. Per ogni altra informazione: www.automotoretro.it.

G.M.

Uno sguardo a Ruoteclassiche di febbraio

$
0
0

Rolls Royce Silver CloudSono i trent’anni della Lancia Delta HF Integrale i protagonisti pressoché assoluti della copertina del numero di febbraio; l’occasione di festeggiarli ci è stata data dal poter guidare per le vie di Torino un esemplare (del 1988, però) appartenuto al due volte campione del mondo rally, Miki Biasion.

La nostra “Regina del passato” (alla quale dedichiamo anche una “coda” su strada) è la Rolls-Royce Silver Cloud Drophead Coupé del 1960, capolavoro in versione decappottabile del 1960, firmato dal celebre carrozziere H.J. Mulliner. La sezione “automobilistica” continua con la Ferrari 250 GT SWB (1961), pezzo forte dell’asta RM Sotheby’s in programma a marzo ad Amelia Island, una Fiat 1100 Sport Frua del 1946 (“Nate per correre”), la Lancia Aurelia B20 del 1951 (“Rottami preziosi”), passata di mano a oltre trecentomila euro nell’asta “Duemila Ruote” tenutasi lo scorso novembre a Milano (ne ripercorriamo anche il brillante palmarès agonistico), e nella sezione “Classiche domani” la Abarth 595 Competizione.

SABRADecisamente curioso e un po’ fuori dal coro il “Test a test” che mette a confronto due sportive della Sabra (una coupé e una roadster), unico marchio automobilistico israeliano.

Con questo secondo numero del 2017 continua la serie delle “Copertine d’autore” dedicata al trentennale di Ruoteclassiche. A cimentarsi col tema è questa volta Chris Bangle, che in quattro pagine e in un’intervista video ci spiega i “segreti” della sua singolare intrepretazione artistica rivisitando anche le tappe fndamentali della sua carriera professionale: in Oper, in Alfa Romeo e in BMW.

Sfida Auto AereiUna chicca il nostro incontro con l’ex pilota di caccia e astronauta Maurizio Cheli, che ci racconta della mitica sfida che, nel 2003, lo oppose, a bordo del suo Eurofighter Typhoon, alla monoposto di Formula 1 di Michael Schumacher. Nella sezione “Gareclassiche” vi spieghiamo com’è andata la Winter Marathon, prima “classicissima” di stagione.

La “Tecnica” è dedicata alla dinamo, i “Consigli pratici” alla targa prova. Nella rubrica “Vendite all’asta” ripercorriamo l’annata appena trascorsa, presentando la “top 20″ dei lotti aggiudicati a prezzi più alti. Nella doppia pagina del “Flashback” riproponiamo, con un breve testo di accompagnamento, lo scatto che ritrae l’arrivo in parata delle tre Ferrari (una 330 P3, una 330 P4 e una 412 P) alla 24 Ore di Daytona, il 6 febbraio 1967, esattamente cinquant’anni fa.

Ricordiamo che a richiesta con Ruoteclassiche di febbraio (a 9,90 euro; solo rivista 5,50 euro) è disponibile il primo dei cinque Speciali “Il meglio del Cavallino”, dedicati ai settant’anni del marchio di Maranello (la prima uscita s’intitola “Le GT”).

Buona lettura.

Uno sguardo a Ruoteclassiche di febbraio

0084_Ferrari 1
SABRA
Sfida Auto Aerei
Rolls Royce Silver Cloud

Il disegno della piccola Emma aveva previsto tutto…

$
0
0

Quando si dice che sono sempre di più i giovani che si fanno affascinare dal mondo delle auto d’epoca… Riceviamo e pubblichiamo volentieri la storia della piccola Emma Pompei, 9 anni, di Porcia (PN), che nel 2016 ha deciso di partecipare al concorso di disegno indetto ogni anno dal Club Ruote del Passato di Pordenone, affiliato Asi, che conta circa 1300 associati.

Il contest, intitolato “Il Mondo delle Auto Storiche” Lino Manfè, è riservato ai giovani e ha lo scopo di sensibilizzarli alla storia, alla cultura, all’arte facendo loro scoprire il “fantastico 900 italiano dell’automobile”.

Come ci racconta il nonno di Emma, domenica 27 novembre la bambina si è messa al lavoro con le matite prendendo spunto dall’enorme pubblicità (anche su Ruoteclassiche e sul nostro sito) dell’asta “Duemila Ruote”, tenutasi proprio in quel weekend nel corso di Milano AutoClassica.

Ciò che ha stupito tutti, noi compresi, è che il suo disegno riproduce con straordinaria “fedeltà” quella che sarebbe stata la fotografia d’apertura del nostro servizio sull’incanto di RM Auction Sotheby’s, pubblicato su Ruoteclassiche di gennaio. In pratica, una sala gremita di gente e sullo sfondo il banditore, con lo schermo alle sue spalle…

Un’immaginazione fervidissima quella della piccola Emma, allla quale vanno i complimenti di tutta la redazione. Ora aspettiamo che cresca anche la sua passione per le auto d’epoca e possibilmente per la nostra rivista.

Dario Tonani


“Copertina d’autore”, video intervista esclusiva a Chris Bangle

$
0
0

Con il numero di febbraio, secondo di quest’anno che segna il trentennale di Ruoteclassiche, arriva anche una nuova “Copertina d’autore”, firmata questa volta dall’americano Chris Bangle, che ci offre, in una sola tavola, una personalissima storia del design automobilistico.

L’occasione è ghiotta non solo per ammirare la sua interpretazione artistica del tema – i trent’anni della nostra testata – ma anche per ripercorrere una carriera brillantissima che si è sviluppata dapprima in Opel, per poi approdare nel Gruppo Fiat – per il quale ha disegnato la Fiat coupé e l’Alfa Romeo 145, entrambe del 1994 – e infine in BMW, dove era a capo del Stile del brand e ha firmato le linee di modelli come la X5 del 1999, la Serie 7 del 2001 e la Serie 1 del 2004.

Poi, a soli 52 anni, la scelta di mollare tutto e trasferirsi di nuovo in Italia, a Clavesana, nel Cuneese, per dar vita alla Chris Bangle Associates srl, che opera nel campo del design, del management e delle strategie aziendali. “Era una vita straordinaria ma usurante” ci ha spiegato nella lunga intervista che compare sul numero di Ruoteclassiche di febbraio (e nel nostro video esclusivo). “Senza nessuno spazio personale. Ho pensato che non sarei potuto rimanere così, sotto i riflettori, a quel ritmo, per tutta la vita. Se guardate a quella di molti design director, non finiscono poi così tanto bene…”.

 

 

"Copertina d'autore", video intervista esclusiva a Chris Bangle

RCL controCover Febbraio OK

Addio a Gene Cernan, pilota (e recordman) lunare

$
0
0

Con Eugene “Gene” Cernan se ne va un pezzo – magari meno noto ai più – della nostra storia. Anche perché Gene, scomparso a 82 anni lo scorso 16 gennaio (sebbene la famiglia abbia reso nota la notizia solo pochissimi giorni fa) a modo suo è un pioniere della guida. Un pioniere particolare, perché Cernan era un astronauta. Uno di quelli che, tra gli anni 60 e 70, partecipò a innumerevoli missioni Nasa alla scoperta della luna.

Il nome di Cernan, almeno dalle nostre parti, suona decisamente poco famigliare rispetto ai vari Armstrong, Aldrin e agli altri membri dell’Apollo 11 che riuscì nel primo allunaggio della storia. Eppure il pilota da combattimento (questa era la sua qualifica militare) è un autentico veterano dello spazio: prima missione nel 1966, seconda nel 1969 a bordo dell’Apollo 10, nella quale ebbe il ruolo fondamentale di apripista per lo sbarco sul satellite terrestre.

Cernan detiene alcuni record davvero invidiabili: è uno dei tre astronauti ad aver viaggiato due volte dalla terra alla luna, uno dei 12 ad aver calpestato il suolo lunare e l’ultimo essere umano ad aver avuto questo privilegio, il 14 dicembre del 1972. Dopo di lui, mai nessun altro uomo ha camminato lassù.

Cernan è anche un pioniere della mobilità lunare. Ha viaggiato in auto (d’accordo, era un rover lunare e non era immatricolato, ma aveva pur sempre quattro ruote…) per 35 chilometri sul suolo lunare, record tutt’ora imbattuto. E nella sua ultima gita del 1972 ha stabilito anche un primato di velocità, sempre a bordo del rover: 18 chilometri orari di velocità di punta. Sebbene il record non sia stato omologato, nessuno l’ha mai più battuto.

Marco Gentili

 

Al via oggi a Torino Automotoretrò n. 35

$
0
0

Attesa un’edizione da record per la kermesse torinese, che occupa tutto il Lingotto. Tra le novità, il ritorno ufficiale dell’Alfa Romeo e molti importanti anniversari. Ci sarà anche Ruoteclassiche, con le Delta da competizione e le perizie certificate.

Apre i battenti oggi, al Lingotto di Torino, la trentacinquesima edizione di Automotoretrò, rassegna dedicata a tutto ciò che è da collezione nel mondo dei motori: auto, moto, ricambi (settore in fortissima crescita), editoria, modelli, documentazione e automobilia. Il salone è aperto dalle 9 alle 19 (venerdì dalle 10) e il biglietto d’ingresso è di 13 euro (22 l’abbonamento per due giorni, 33 per tutti e tre); si chiude la domenica.

Ben 110mila i metri quadrati occupati, mentre gli espositori registrati sono 1200, i visitatori attesi 65mila, in entrambi i casi con una buona quota di partecipanti internazionali. Diverse iniziative negli spazi istituzionali e in quelli dei club festeggeranno i settant’anni della Ferrari e della Lambretta, i sessanta della Fiat 500 e dell’Autobianchi e i trenta della Lancia Delta HF. Lo spazio dedicato alla regina dei rally sarà collegato allo stand della nostra testata, che patrocina l’iniziativa. Allo stand di Ruoteclassiche sarnno presenti due Ferrari: una 275 GTB/4 (1966) e una 308 GTB (1976), mentre i periti diplomati al corso Ruoteclassiche-Federperiti saranno disponibili a valutare le vetture da collezione. Sarà inoltre presentata la nuova edizione del Raid dell’Etna.

Il gruppo FCA sarà di nuovo presente con un grande stand, suddiviso tra i marchi Abarth, Alfa Romeo (assente da qualche anno), Fiat e Lancia; segnalate anche la presenza di Porsche (tramite la concessionaria RS) e della scuderia ufficiale Jaguar. Il primo padiglione ospiterà molti commercianti di vetture d’epoca che espongono per la prima volta a Torino, il quinto è tutto dedicato al modellismo con 120 espositori; tra i club se ne segnalano oltre trenta dedicati alle moto. Ci saranno gli stand sia dell’Asi, che presenterà due libri di cui uno dedicato al designer Paolo Martin, sia di Aci Storico.

Da segnalare un piccolo angolo dedicato alla solidarietà: ogni giorno, a partire dalle 17, nello stand della carrozzeria Alma 2000, dietro a quello di Ruoteclassiche, si terrà l’aperitivo con raccolta fondi per carrozzieri e autoriparatori di Amatrice.

Ad Autonotoretrò sarà abbinato, come di consueto, Automotoracing, salone dedicato alle competizioni e alle elaborazioni. Saranno presenti tutte le specialità, e ogni giorno nell’area esterna si esibiranno vetture tuning e da rally, piloti di drifting e tutto quanto fa spettacolo.

Massimo Condolo

Aquila Italiana, “uccisa” dalla Grande Guerra

$
0
0

L’anno prima il marchese Giulio Pallavicino di Priola, figlio del senatore Emilio Pallavicino, aveva avviato un’azienda per la commercializzazione in esclusiva di vetture prodotte dalla britannica Napier. L’incontro tra Cappa e Pallavicino, che in comune avevano il nome e la passione per le novità, è fondamentale: Pallavicino scommette sulle idee del giovane ingegnere Cappa e decide di finanziare la costruzione di un nuovo motore. Il meccanismo verrà realizzato a tempo di record e montato su uno chassis, un telaio prodotto dalla “Cornilleau e Saint-Beuve” di Parigi.

Oggi potremmo definire Giulio Pallavicino un “business angel”, un uomo d’affari che ha il coraggio di sostenere un’idea nuova di un giovane brillante laureato; una di quelle figure di cui l’Italia contemporanea avrebbe davvero bisogno. Siamo così al 1906: la nuova vettura viene presentata al Salone dell’automobile di Torino e piace per le tante novità che la caratterizzano: il basamento motore in monoblocco, la copertura dei meccanismi di distribuzione, il comando d’avviamento tramite pedale frizione nell’abitacolo, che sostituisce la manovella, l’adozione di cuscinetti a sfera al posto delle bronzine radenti a superfici d’attrito. E soprattutto i nuovi pistoni in lega leggera: è questa l’idea di Giulio Cesare Cappa che cambierà la produzione mondiale dei motori a scoppio.

Viene quindi fondata  la “Società Anonima Aquila”, subito ribattezzata come “Società Anonima Aquila Italiana, Fabbrica Italiana di Automobili G. Pallavicino di Priola e ing. G. Cappa”,  per distinguerla dalla casa tedesca “Adler” (in tedesco, aquila). La Banca Fratelli Marsaglia finanzia l’acquisizione del terreno, la costruzione dello stabilimento e l’acquisto dei macchinari necessari: la fabbrica sorge  nella nuova zona industriale della Vanchiglietta, in via Graglia, oggi corso Belgio. Un capannone di circa oltre mille metri quadrati in cui si prevedeva la costruzione di 300 autovetture l’anno e un ventaglio di prodotti con quattro diverse motorizzazioni.

È l’inizio di un sogno. Però la grave crisi finanziaria che si verifica nei primi mesi del 1907 si fa sentire, e servono nuovi finanziatori. Nella notte tra il 31 agosto e il 1º settembre 1907, Pallavicino si reca a Milano, accompagnato dall’avvocato e musicista Gustavo Malvano,  che pure fa parte della società quale sindaco, e dallo chauffeur, per incontrare dei potenziali sostenitori. Purtroppo, a un passaggio a livello, la vettura venne travolta da un treno merci: muoiono tutti e tre.

L’Aquila italiana rimane senza direzione commerciale e senza risorse finanziarie: nei primi mesi del 1908 deve licenziare le maestranze e depositare in tribunale i libri contabili. È un momento nero, ma c’è chi in questa avventura non ha smesso di crederci. Vincenzo Marsaglia, figlio del proprietario della banca creditrice e pilota di auto e aerei, insiste perché l’azienda venga  acquisita dall’istituto di credito e così, dal gennaio 1909, la fabbrica diventa “Anonima Aquila Italiana di L. Marsaglia”. La direzione tecnica ovviamente resta a Giulio Cappa, il quale, grazie alle sue innovazioni, comincia la produzione di serie, che si rivela vincente. Contribuiscono una gestione amministrativa oculata e i successi sportivi di Vincenzo Marsaglia: le vendite volano. L’apice si raggiunge nel 1914, poi inizia il declino.

Una serie di dissidi porta all’allontanamento di Giulio Cappa, immediatamente assunto alla Fiat. È questa, ovviamente, la perdita che l’azienda non potrà risanare. Inoltre, la decisione di non destinare lo stabilimento, almeno in parte, alla produzione bellica, segna la fine di una storia. Ad agosto 1914 scoppia la prima guerra mondiale: anche se per il primo anno l’Italia manterrà una posizione neutrale, le industrie ricevono comunque molte richieste sia dagli stati in guerra sia dal Regio esercito, che prevede a breve un intervento nel conflitto.

Le automobili all’epoca sono un bene di lusso: chiaramente la domanda, e conseguentemente la produzione, scenderà moltissimo. La riconversione tardiva dell’Aquila Italiana non funzionerà e nel 1916 l’azienda sarà controllata da Spa, attiva nel settore degli autocarri militari, per essere definitivamente assorbita nel 1917. Ben 1500 in tutto le  autovetture prodotte durante i suoi pochi anni di vita: la storia dell’Aquila Italiana finisce  con l’inizio della guerra.

Elisa Latella

Icone Ferrari: l’Uovo di Giannino

$
0
0

“E’ come se aveste stuprato mia figlia davanti ai miei occhi”: fu questa la reazione di Enzo Ferrari quando vide per la prima volta la 212 Export “Uovo” che il giovane conte Giannino Marzotto si era premurato di fargli vedere in anteprima a Maranello (lo riporta Cesare De Agostini nel suo libro sui “La saga dei Marzotto”).

Siamo nel 1951, Giannino aveva 23 anni e l’anno prima aveva vinto la Mille Miglia con una Ferrari guidando in doppiopetto, camicia e cravatta (lo faceva abitualmente per sentirsi più a suo agio che non in tuta, oltre che per essere vestito in modo adeguato nel caso l’auto che guidava lo avesse lasciato a piedi). Oltretutto, era tra i migliori clienti Ferrari per aver acquistato insieme con i fratelli Paolo, Umberto e Vittorio, tutti brillanti gentleman driver (con loro aveva fondato la Scuderia Marzotto) altre vetture di Maranello, ma questo non bastò a calmare l’ira del Drake di fronte a quello che riteneva uno scempio stilistico.

Sembra, inoltre, che questo fatto accellerò la decisione di Ferrari di servirsi di un carrozziere affermato per vestire adeguatamente le sue vetture invece di lasciare assoluta libertà al cliente di scegliere il proprio “sarto” di fiducia. E’ subito dopo la Mille Miglia del 1951 che Ferrari si decise a incontrare Battista (Pinin) Farina per mettere a punto un progetto in comune. Ed è da allora che prende il via la fruttuosa collaborazione della Ferrari con il carrozziere torinese.

Giannino, che voleva una vettura molto aerodinamica, aveva fatto disegnare la carrozzeria della “Uovo” dal designer e progettista, nonché scultore Franco Reggiani che, quasi contemporaneamente, mise la sua originale firma anche su una seconda Ferrari dei Marzotto, denominata “Carretto Siciliano”. Entrambe furono realizzate fisicamente dall’artigiano carrozziere vicentino Paolo Fontana.

Il risultato della creatività di Reggiani (che negli anni collaborerà con numerose Case automobilistiche, tra cui la stessa Ferrari, la Maserati e la Stanguellini) forse non può considerarsi dei più riusciti, ma la “Uovo” fece colpo e ancora oggi è una delle vetture di Maranello più famose al mondo. E non solo per la stravaganza della linea, tutta curve e con quella calandra tonda che contribuì ad assegnarle il curioso nomignolo.

Anche l’aspetto tecnico è di primo piano, con il 12 cilindri da 2,5 litri progettato da Gioachino Colombo ed elaborato da Aurelio Lampredi capace di produrre 150 cv di potenza a 6.500 giri. Con lei, Giannino Marzotto rischiò addirittura di vincere una seconda volta la Mille Miglia, gara che condusse in testa fino a quando una rottura non lo costrinse al ritiro.

Acquisita dall’attuale proprietario nel 1986, la “Uovo” non è solo una rarità assoluta ma è anche apparsa raramente in pubblico, se si esclude la partecipazione a una mostra al Museo Ferrari. Sarà messa in vendita da RM Sotheby’s in agosto a Monterey con una stima d’asta non dichiarata ma sicuramente milionaria. Tuttavia, una nuova possibilità di ammirarla c’è: la Uovo sarà esposta a nei prossimi giorni a Rétromobile. Inoltre, la sua storia sarà raccontata con maggiori particolari anche da Ruoteclassiche in uno dei prossimi numeri. Restate connessi.

Gilberto Milano

Automotoretrò 2017, il 35° successo

$
0
0

Buona anche la terza, nel senso delle mostre-scambio del 2017. Dopo Arezzo e Ferrara, anche Torino ha registrato un risultato di pubblico in crescita rispetto alle edizioni precedenti: Automotoretrò 2017 ha infatti chiuso con oltre 65.000 visitatori la sua 35ma edizione (erano 63.000 lo scorso anno). La voglia di auto storiche e di tutto ciò che ruota intorno a questo mondo insomma non sembra mancare, anche se siamo solo all’inizio dell’anno.

I numeri ufficiali parlano di 100.000 mq occupati in quattro padiglioni, 1.200 espositori, 14 case automobilistiche e 300 piloti coinvolti. Come noto, Automotoretrò associa da otto anni anche Automotoracing, l’evento all’Oval dedicato al tuning e alle “alte prestazioni”, una rassegna che è diventata un polo di attrazione per un pubblico di appassionati più giovane.

“Sono stati tantissimi gli appassionati che hanno affollato gli spazi di Lingotto Fiere e dell’Oval” ha detto Beppe Gianoglio, organizzatore di Automotoretrò, “Un pubblico che arriva da tutta Europa, soprattutto da Germania e Francia, alla ricerca in particolare di auto di lusso. Quest’anno, infatti, gli scambi commerciali si sono spostati dalla fascia 20 – 30.000 Euro a quella tra i 100 e i 400.000, con una forte attenzione sui marchi italiani”.

Rétromobile 2017: la prima gallery

$
0
0

Negli oltre 6mila metri quadri di esposizione di Retromobile, l’attesissima fiera parigina dedicata alle auto d’epoca che apre i battenti oggi (per chiudere il 12 febbraio) non mancano di certo le cose da vedere. Al di là dei numeri (550 espositori, 500 auto in mostra, oltre 100 club e associazioni presenti) è il fitto calendario di eventi che rende imperdibile la rassegna che si tiene a Porte de Versaille. Ecco quali sono le cose da non perdere.

In primo luogo, la rassegna tematica “The legend of Ferrari” dedicata ai 70 anni della scuderia di Maranello, con una selezione di vetture che va dalle rosse che dominarono Mille Miglia e Le Mans (come la 166 MM o la 250 LM), fino a capolavori come la “Serie 1” 250 GT Cabriolet disegnata da Pininfarina, la 250 GT Berlinetta, la 250 GT “passo corto” o la 275 GTB.

Restando in tema di supercar, allo stand Porsche invece fanno bella mostra le 928 più belle della storia del modello. Tra queste è esposta la 928 più esclusiva dell’intera produzione di Zuffenhausen, ovvero la versione station wagon elaborata appositamente per Ferry Porsche, di colore verde scuro. Un regalo speciale in occasione dei suoi 75 anni, nel settembre del 1974.

Nello stand del Gruppo Psa (Peugeot, Citroën e DS) sono esposte invece una serie di auto che hanno contribuito a creare la storia dei marchi francesi. Peugeot porta la Type 3 del 1891, prodotta in 64 esemplari fino al 1894 (uno di questi è stato il primo veicolo commercializzato in Italia) e la Roadster 301 CR Grand Luxe del 1943. Tra i modelli Citroën invece spicca la B2 modello K1, detta anche “Scarabeo d’oro”: si tratta della prima Citroën ad attraversare il deserto del Sahara nel dicembre del 1922. Renault infine dedica una rassegna all’età delle sue vetture turbo e una tematica allo stile che ha contrassegnato i modelli della Casa della losanga, dalla Type XB del 1907 alla Renault 5 del 1982.

E sempre in ambiente transalpino, segnaliamo una curiosa mostra tematica su tutte le moto d’epoca prodotte Oltralpe dalla fine dell’ ‘800, come la Louis-Guillaume Perraux “Moto bicyclette” del 1871, la Peugeot 500 2 cilindri che vinse il Grand Prix del 1927 e la Simca-Sevitame anfibia del 1939.

Non manca poi lo spazio dedicato al mondo della velocità: in mostra a Retromobile un esemplare della Tyrrell P34 a sei ruote che, grazie alla sua inusuale soluzione tecnica, stupì il mondo della Formula 1 tra il 1976 (quando vinse anche un GP in Svezia) e il ’77, oltre alla Delage 1500 con cui 90 anni fa Robert Benoist vinse tutti i Grand Prix dell’epoca (Montlhéry, San Sebastian, Monza e Brooklands) aggiudicandosi il titolo di campione del mondo.

Da non perdere anche

Marco Gentili


Un weekend per rivivere la magia del Turini

$
0
0

Chi, tra gli appassionati di motori, non hai mai sognato di vivere in prima persona l’emozione del magico Turini? Nel weekend del 25-26 febbraio chiunque potrà salire a bordo di una delle vetture simbolo dell’epoca d’oro dei rally in compagnia dei grandi campioni che il “Montecarlo” lo corsero davvero. Un’occasione ghiotta anche per ascoltare anedotti e ricordi dalla loro viva voce e per visionare, in compagnia, filmati inediti dei rally anni 70 e 80.

Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti – tra le 14 e le 16 di sabato 25 febbraio – a Le Moulinet (uscita autostrada a Mentone). Qui saranno consegnati radar e note di Verini-Rossetti della prova speciale del Turini.

Alle 18, raduno dei partecipanti in cima al colle e aperitivo con numerosi piloti del passato: Jean Pierre Nicolas, Biche, Luciano Trombotto, Tony Carello, Fulvio Bacchelli, Francesco Rossetti, Emanuele Sanfront, Maurizio Verini, Daniele Audetto, Amilcare Ballestrieri e Piero Sodano.

Ore 20, cena con i piloti, proiezione di filmati, foto e racconti inediti dai protagonisti.

Nella mattinata di domenica, passaggio di traverso sul colle, a fianco dei piloti, che ripercorrerano i leggendari tornanti della più esaltante tra le prove speciali del Rally di Montecarlo.

Il costo di partecipazione è di 280 euro (una persona) e di 390 euro (per un equipaggio di due persone) e comprende; radar, note, aperitivo, cena e pernottamento di sabato notte (con trattamento di prima colazione), targa ricordo. Si partecipa con la propria auto di serie o storica. Per informazioni: turini@masterdriving.it

D.T.

 

 

La volta che “Schumi” perse da un aereo (video)

$
0
0

Il primo, quanto meno in Italia, a guadare il cielo con l’idea di una sfida fu Tazio Nuvolari. Auto da grand prix contro aerei, nel caso del “Nivola” con il velivolo addirittura per aria. Poi i duelli recenti: nel 1981, tre monoposto di Formula 1 VS i caccia F-104 Starfighter; nel 2003, la Ferrari di Michael Schumacher alle prese con l’Eurofighter di Maurizio Cheli.

Proprio lui, ex “top gun” dell’Aeronautica Militare, ma soprattutto ex astronauta e pilota collaudatore, ci racconta in questa intervista video esclusiva (a firma di Alessandro Barteletti) il giorno in cui “sconfisse” Schumi e questi archiviò molto sportivamente la “batosta” con un sorriso.

Il servizio completo (8 pagine) su Ruoteclassiche di febbraio.

La volta che "Schumi" perse da un aereo (video)

D_0157_447_Sfida Ferrari EFA_ph-AeronauticaMilitare–TroupeAzzurra

Siva, una meteora comparsa cinquant’anni fa

$
0
0

Sono trascorsi cinquant’anni. Nel 1967 a Lecce nasce una piccola casa automobilistica che, come accade a molti sogni, ha tante speranze e pochi fondi. È la Siva. L’anno prima, al Salone di Torino del 1966, il giovane Achille Candido,  titolare d’una concessionaria Ford nella città pugliese, si presenta con una cartella di disegni, da mostrare a Domenico Iseglio, ex designer della Bizzarrini e della Bertone, da pochi mesi fondatore della “Stile Italia”.

Il soggetto è un’auto sportiva a due posti, con un motore posteriore e un baricentro basso. L’idea a Iseglio piace; nel frattempo Candido coinvolge altri tecnici di esperienza per la progettazione del telaio e la preparazione del motore e pone le basi per la nascita di una nuova impresa. Achille Candido propone l’idea alla Ford, per commercializzare il prodotto nella rete del marchio. La Ford accetta e così nasce la Siva, sigla di Società Italiana Vendita Automobili. L’acronimo richiama – casualmente – quello di un’altra Siva (la cui denominazione è in realtà Società Italiana Vetture Automobili), fondata a Milano nel 1906 da Silvio Barison.

Il programma di produzione, per essere quello di un marchio di auto sportive, non è da poco: si parla di costruire 300 auto nel 1969 e addirittura 500 auto nel 1970. I prototipi vengono presentati al Salone di Torino del 1967.Una volta che il sogno è messo su carta, occorrono i fondi. Inizialmente le trattative con le banche sembrano andare bene anche perché l’auto, a cui viene dato simbolicamente il nome Sirio, quello della stella più luminosa, riscuote successo e vengono prenotati molti esemplari. Un coupé leggero e veloce, ma anche robusto e sicuro: canna dello sterzo con snodi, motore posteriore centrale, maniglie degli sportelli a pulsante e non a leva.

Il 1968 inizia così con l’entusiasmo alle stelle: si perfezionano i prototipi e si individua un sito per lo stabilimento dove nasceranno le  nuove auto. Ma tutto, com’era nato velocemente, finisce altrettanto velocemente. All’improvviso si ritirano gli istituti di credito. Senza fondi non si può produrre niente, soprattutto nel settore automobilistico. La Siva chiude appena due anni dopo la sua fondazione, nel 1969. A distanza di cinquant’anni questa storia sembra il ricordo di un sogno. O forse la Siva è solo una delle tante imprese mancate nel Sud: imprese che avrebbero potuto produrre lavoro, ricavi, sviluppo. Ma non è andata così.

Elisa Latella

Siva, una meteora comparsa cinquant'anni fa

SivaSirioRC187_1968

Il “vizio” della resurrezione contagia anche le Range Rover

$
0
0

Il Gruppo Jaguar Land Rover ci ha, letteralmente, preso gusto e ha presentato al salone Retromobile 2017 il programma Range Rover Reborn, la quarta iniziativa che vede la rinascita di modelli storici dei brand del Gruppo. Dopo la Jaguar E-Type Lightweight (6 “repliche originali” che, partendo dai 12 esemplari prodotti nel ’63, concludono il programma di 18), la XK-SS (9 vetture costruite con gli stessi standard del ’57) e la Land Rover Series I (25 esemplari recuperati, restaurati e rinati) è il turno della Range Rover, icona suprema del segmento SUV.

Al Salone parigino la Land Rover ha esposto il primo esemplare del nuovo progetto, una vettura del 1978 completamente restaurata. Che dà avvio alla realizzazione di un lotto iniziale di dieci Range Rover Classic – la prima serie prodotta negli Anni 70 – recuperati e restaurati secondo gli standard dell’epoca attingendo alla divisione Land Rover Classic Parts per un risultato che, nelle intenzioni di Solihull, premia l’autenticità, l’originalità e il rigore del ripristino.

La vettura esposta nello stand è un esemplare verniciato in tinta Bahama gold, equipaggiato con il suo motore V8 di 3,528 cc alimentato da un carburatore Zenith-Stromberg 175CD. Questo motore fornisce 132 Cv a 5.000 giri e 251 Nm a 2.500 giri. Il propulsore è abbinato a cambio meccanico a 4 marce e trazione integrale con differenziale centrale bloccabile. Il prezzo per un esemplare completamente rinato e pronto a una nuova vita parte da 135.000 Sterline (circa 158.000 Euro).

Tim Hannig – Director, Jaguar Land Rover Classic, ha detto: “Range Rover Reborn è un’altra vetrina della nostra esperienza tecnica. Essa sottolinea il nostro impegno a coltivare il ricco patrimonio di Land Rover, ed è una rara opportunità per i clienti di possedere un’icona automobilistica preziosa e da collezione. E’ un modo meraviglioso per preservare l’originale e ricercata Range Rover 3 porte degli Anni 70, dai colori originali del periodo alla configurazione dell’abitacolo con gli accessori originali“.

Alvise-Marco Seno

Il cinguettio di Ferrari: 70 anni di storia in un timelapse di 19 secondi

$
0
0

Ferrari affida a un brevissimo video pubblicato su Twitter (disponibile a QUESTO link) il racconto di 70 anni di attività: sono, in tutto, diciannove secondi di grande emozione. Ma dura il momento di un lampo, senza pressoché rendersi conto del gigantesco risultato costruito in quasi 3/4 di secolo. Troppo difficile, dopo tutto, riuscire a dare una visione organica: il marchio Ferrari, del resto, inizia nel 1947 solo la sua “seconda fase” andandosi a identificare come marchio costruttore ma Enzo Ferrari, prima pilota poi team manager, ha costruito il mito del Cavallino Rampante già dalla fine degli Anni 20 con la fondazione della Scuderia Ferrari, il team privato delle Alfa Romeo ufficiali (e, nei primi Anni 40, con la Auto Avio Costruzioni).

In un velocissimo timelapse scorrono in rassegna circa 70 modelli, dalla 125 S del 1947 alla LaFerrari Spider del 1967. Scomponendo con pazienza ogni fotogramma ecco apparire il mito Ferrari in tutta la sua possanza: modelli stradali, icone della sportività, modelli da corsa, gioielli da collezione.

Vi proponiamo, allora, un gioco; provate a seguire con attenzione il video e:

– Mettete alla prova la vostra cultura Ferrari cercando, poi, di ricordare quanti più modelli possibili
– Provate a cercare il “vostro” modello, quello che, secondo voi, è il più rappresentativo o, semplicemente, quello che vi emoziona di più.

LA LISTA DEI MODELLI IN ORDINE DI APPARIZIONE

– 125 Sport 1947
– 195 S Berlinetta LM Touring 1950
– 166 MM Spider Touring 1948
– 340 America Spider Touring 1951
– 195 Inter Coupé Touring 1950
– 212 Inter Cabriolet Vignale 1951
– 340 MM Spider Vignale 1953
– 375 MM Spider Pininfarina 1953
– 250 GT Europa Vignale 1953
– 500 Mondial Spider Pininfarina 1954
– 212 Inter Coupé Vignale 1952
– 250 GT Coupé Pininfarina 1954
– 375 MM Coupé Pininfarina Speciale 1954
– 375 America Coupé Pininfarina Speciale 1954
– 250 GT Competizione Berlinetta LWB Scaglietti 1955
– 410 Superamerica Pininfarina Speciale 1956
– 250 GT Coupé Boano 1956
– 290 MM Barchetta Scaglietti 1956
– 250 Testa Rossa Barchetta Scaglietti 1957
– 500 TRC Barchetta Scaglietti 1957
– 250 Testa Rossa Barchetta Scaglietti 1957
– 410 Superamerica Pininfarina Coupé Speciale 1956
– 250 Testarossa Barchetta Scaglietti 1957
– 250 GT Spider California LWB 1957
– 250 GT Coupé Competizione Tour de France LWB 1957
– 250 GT Coupé Pininfarina 1957
– 250 GT Competizione Berlinetta SWB 1960
– 250 GT Competizione Berlinetta SWB 1960
– 158 F1 1964
– 250 GT Competizione Berlinetta SWB 1960
– 250 GTO 1962
– 250 GTL Pininfarina 1964
– 250 GT Competizione Berlinetta SWB 1960
– 250 Le Mans 1963
– 250 GTO 1962
– 275 GTB/C Pininfarina 1966
– 330 GTS Pininfarina 1965
– 275 GTB/4 Spyder NART
– 365 P2 1965
– 330 p4 1967
– Dino 206 Berlinetta Competizione Pininfarina 1967
– Dino 206 GT 1967 Pininfarina
– 365 GTB 4 Daytona Pininfarina 1969
– 312 B2 1972
– 512 S/M 1970
– 365 GTC/4 1972 Pininfarina
– 365 GT4/BB 1971 Pininfarina
– 312 PB 1972
– 312 T 1972
– 308 GTS 1980 Pininfarina
– 308 Gr. 4 1982
– 288 GTO 1984 Pininfarina
– Testarossa 1984 Pininfarina
– F40 1987 Pininfarina
– F50 1997 Pininfarina
– 360 Barchetta 2000 Pininfarina
– 550 Barchetta 2000 Pininfarina
– Enzo 2002 Pininfarina
– F456M 1998 Pininfarina
– F2003 GA 2003
– F360 Challenge Pininfarina
– 612 Scaglietti 2004 Pininfarina
– FXX 2007
– 430 Scuderia Spider 16M Pininfarina
– 599 SA APERTA Pininfarina
– 599 GTO 2008
– 458 Italia GT2/GT3
– LaFerrari 2013
– FXX K 2014
– 458 GT3 2014
– LaFerrari Spider 2016

Alvise-Marco Seno

Viewing all 3030 articles
Browse latest View live