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Al via Auto e Moto d’Epoca (con la festa per i nostri 30 anni)

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Per questa trentaquattresima edizione, i numeri sono da record: 90 mila i metri quadrati di spazio espositivo, oltre 5000 automobili (e moto) esposte, provenienti da ogni parte del mondo, 16 le Case presenti ufficialmente. Solo per citarne alcune, Audi, offrirà una panoramica fino ai giorni nostri del suo impegno nel motorsport; Citroën, coronerà idealmente i 50 anni della storica Dyane con il nuovo Suv compatto C3 Aircross (anteprima nazionale); Jaguar porterà la famiglia dei Suv Pace e il suo impegno nel Campionato mondiale di Formula E; Mercedes festeggerà il suo mezzo secolo di vita esponendo le iconiche SLS AMG Coupé e CLK 63 AMG BS; Peugeot offrirà il suo tributo alla sigla 3 con una 309 GTI 1.9 degli anni 80 e il prototipo unico della 305 V6 degli anni 70; Volvo che rivisiterà i cardini della sua filosofia dei primi anni 90 – sicurezza, slancio verso la propulsione elettrica, ricerca dell’efficienza energetica – attraverso alcuni modelli di ieri (come la P1800) e di oggi (XC60 e Serie 90).

Enorme spazio avrà comunque il Made in Italy, grazie alla presenza di FCA Group con tutti i marchi della sua galassia: Abarth, Alfa Romeo, Fiat e Lancia. Rinnovato, con una “Classic Square” dedicata, il focus della kermesse verso il mercato, con 5000 auto e moto d’epoca portate da grandi dealer stranieri e da privati. Nella Galleria 78 le migliori aziende italiane ed europee offriranno un caleidoscopio di prodotti personalizzati. Oltre 600 i ricambisti/accessoristi che hanno già annunciato la loro partecipazione.

Un capitolo a parte merita la novità del ritorno in Italia, dopo quasi quarant’anni di assenza, della casa d’aste Bonhams, che sabato 28 ottobre metterà all’incanto 60 gioielli, tra i quali due Lancia di grandissimo pregio, come una Flaminia Zagato e una Touring Convertibile.

Quest’anno (più del solito) Ruoteclassiche giocherà un ruolo da protagonista: per il suo trentennale, abbiamo preparato un programma di eventi molto riccco, che culminerà alle 14.30 di sabato 28 con il taglio della torta di compleanno (siete tutti invitati!). Al nostro stand sarete accolti da un’atmosfera anni 80 e una valanga di pocorn, che degli “Eighties” furono in qualche modo il simbolo. Altri appuntamenti importanti saranno il “Question time” con i nostri esperti della redazione e il ciclo di dimostrazioni pratiche denominato “Restauro d’autore”, con specialisti che affronteranno ogni tema del ripristino dell’interno e della carrozzeria di una vettura d’epoca (anche questo al nostro stand).

In esposizione, la Lancia Fulvia Coupé Safari del 1976 del grande Miki Biasion (che ritroverete su Ruoteclassiche di novembre) e la Maserati Biturbo SI del 1987 di Alessandro Marcacci, selezionata dalla redazione come “Miss Copertina 1987″ a Verona Legend Cars, e che comparirà sulla cover del numero di dicembre.

Vi aspettiamo!

 


Mercato, andamento lento per le classiche

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Dopo anni di crescita record a doppio digit (percentuali a doppia cifra) le auto classiche confermano la tendenza del 2016 e rallentano anche nel 2017: in base ai dati rilasciati nell’ultimo report dell’operatore immobiliare Knight Frank, che periodicamente aggiorna il suo “Luxury index” confrontando un paniere di vari beni, nei primi 6 mesi il valore medio è cresciuto solo del 2%.

Un dato che, se non ci saranno grandi scostamenti nel secondo semestre dell’anno, porterà a un nuovo ribasso rispetto al 2016, quando la crescita su base annua si era fermata al 9%, già in deciso calo rispetto al 16% del 2015.

IMG_0276okOltre ai freddi numeri poi ci sono i confronti con altri beni da collezione: le auto d’epoca avevano perso la leadership già nel 2016, cedendo il primato dei beni da collezione con più alta rivalutazione annua ai vini da collezione. Ora il quadro però è peggiorato ancora e, in una ideale griglia di partenza nel primo semestre del 2017, sono precedute non solo dai vini, ma anche da arte, orologi, monete e gioielli.

Guardando questi dati si sarebbe portati a vedere le cose con troppa negatività influenzati solo dagli ultimi anni in decrescita, ma non si può non ricordare e tenere conto intanto che sempre di crescita si tratta e inoltre che, allungando il periodo di osservazione, le classiche rimangono negli ultimi dieci anni il bene che di gran lunga ha sovraperformato qualsiasi altro oggetto da collezione, con pochi rivali anche allargando lo spettro ad altri settori di investimento.

Allargando la scala di analisi su base decennale le auto svettano con +362% che ancora adesso distaccano il vino, secondo, che registra sulla stessa scala un comunque notevole +231%. Al terzo posto le monete con una rivalutazione del +182%.

Scorrendo il report si trovano altre notizie o spunti e considerazioni interessanti sia in ottica di investitore che di collezionista. Il primo riguarda l’andamento 2017 negli Usa, basandosi su dati Hagerty e Hagi, dei tre marchi di riferimento nelle storiche come Ferrari (-4%), Porsche (-2%) e Mercedes (-5%) che hanno tutti il segno negativo di fronte alla performance annua.

Tra le righe del report, che riporta anche considerazioni di Mr. Hatlapa ed esperti di Hagi (la società che fornisce i dati relativi alle auto a chi confronta i risultati) si legge di una maggiore attenzione alla selezione da parte dei clienti che si spostano da auto “prezzate a pieno” verso auto magari più commerciali ma con più potenziale di crescita.

Tra queste vengono citate auto vicine al gusto del cliente americano come Corvette o Mustang e addirittura camioncini vicino al mondo Suv come il Ford Bronco o classiche economiche come la Jeep CJ7 degli anni ’80. Vedremo se nel tempo si registrerà la stessa tendenza anche in Europa.

Anche qui occorre valutare tutto avendo ben presente il quadro complessivo: le auto del Cavallino o di Stoccarda forse stanno ritirando il fiato dopo anni di crescite record. E andando a vedere i risultati delle aste, proprio le auto di Maranello sono sempre tra le mattatrici nel segmento delle aggiudicazioni milionarie con una percentuale che supera il 60% del totale. Come dire che tutte le Ferrari vendute ad aste milionarie superano il numero di auto vendute dagli altri marchi e si tratta di una proporzione che parla da sola.

Sempre secondo questi dati il mercato sarebbe sostenuto anche dalle massicce attività di comunicazione dei costruttori nel settore che puntano a valorizzare l’heritage e le storiche. Infine, al di là dei numeri appare sempre più chiaro che a determinare il valore di un specifico modello concorrono storia e stato particolarmente pregiati. Vedi la valutazione milionaria della McLaren F1 a Monterrey o della Aston DBR1 guidata da Stirling Moss, rispettivamente per 15,6 e 22,5 milioni di dollari.

Forse la classica media statistica del pollo indica per le valutazioni delle storiche un tempo tendente al nuvoloso ma in realtà, a saper scegliere (cosa che appassionati, operatori professionali e collezionisti dovrebbero saper far meglio di investitori mordi e fuggi) ci sarà spazio ancora per ulteriori soddisfazioni.

Luca Pezzoni

Mercato, andamento lento per le classiche

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Auto Moto d’Epoca, un salto di qualità

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Non è stata semplicemente un’edizione “migliore” dell’anno scorso. Quest’anno si è respirata un’aria diversa: la sensazione dominante – che supera lo stesso giudizio positivo sulla quantità di veicoli presenti riguarda l’atmosfera. Auto e Moto d’Epoca è sempre meno “fiera” e sempre più “Salone del veicolo storico e da collezione”. Ma questa volta ha voluto darsi un contegno ancora più elevato e ha presentato al pubblico un’organizzazione della manifestazione caratterizzata da maggiore cura, contegno, eleganza.

I PADIGLIONI ESPOSITIVI
Le case ufficiali e i club/registri di marca hanno affollato di capolavori i primi tradizionali tre padiglioni di Padova Fiere, con il padiglione riservato all’Aci chiamato a fare da chiave di volta con una superba mostra di auto da Grand Prix e monoposto di tutte le epoche (dalla Bugatti 35 del 1927 a una Ferrari F399 del 1999). FCA Group (Fiat, Alfa Romeo, Abarth e Maserati), Mercedes-Benz, Porsche, Pagani Automobili, Audi, Peugeot-Citroën, Jaguar-Land Rover e Volvo hanno saputo ancora una volta creare una riuscita armonia tra sapore della tradizione e listino contemporaneo. Ce n’era per tutti: dall’Alfa Romeo 33 3 litri alla Maserati 5000 GT, dalla Porsche 911 GT1 stradale alla Mercedes 300 SL Roadster Prototipo, dalla Pagani Zonda all’Auto Union Type D, dalla Citroën Dyane alla suggestiva Peugeot 305 V6 Sport Prototipo (“uccisa” nella culla da Jean Todt per sviluppare la 205 Turbo 16 per i rally), dalle Lancia Flaminia Sport e Super Sport dello Zagato Car Club alle Alfa Romeo (tra cui un esemplare conservato appartenuto a Ferruccio Lamborghini e modificato da Scaglietti) del Registro Touring Superleggera.

MERCATO 
Dal punto di vista dell’offerta il salone padovano ha nuovamente stupito i presenti per la quantità di veicoli in offerta: dai rottami da restauro totale alle vetture classiche in condizioni “nuove” e con una manciata di chilometri percorsi (come una Volkswagen Maggiolino – relativamente moderna – con appena 70 chilometri di tachimetro, una Fiat Barchetta in condizioni “KM 0″, una Lamborghini Murcielago LP640 con 670 km percorsi o una Fiat Coupé Turbo 20V con 20.000 km), le proposte dell’aziende commerciali hanno ancora una volta coperto tutte le possibili sfumature del grado di conservazione di un veicolo. L’ampia varietà di vetture presenti, di tutti i marchi e di tutte le versioni, ha creato un portfolio multiforme di varietà davvero straordinaria e con opportunità per tutte le tasche. Analizzando lo scenario, tuttavia, l’impressione è che ormai sia pressoché impossibile fare buoni affari e chei prezzi siano tali che – non appena si scende a livelli leggermente più “umani” (ma comunque molto elevati rispetto al buon senso) – sia facile farsi ingolosire (naturalmente molti dei cartelli “VENDUTA” sarebbero stati da sottoporre a una rigorosa verifica!).

Auto e Moto d’Epoca ha messo in scena di tutto: dai persistenti prezzi folli per le vetture Porsche (le 356 – qualsiasi famiglia, A, B o C – viaggiano pressoché stabilmente sopra € 140.000, le 993 e 964 difficilmente sotto 60.000 anche se con chilometraggi importanti, le 911 Carrera 3.2 possono superare 70.000 e le 996 sono oggetto di notevoli tentativi di speculazione) ad alcuni esemplari offerti a cifre sensazionali (una Mercedes 560 SEC con 140K Km a 25.000 €, una De Tomaso Pantera GTS a 250.000 €).

La mania delkle richieste “irragionevoli” riguarda anche le vetture Alfa Romeo (57.000 € richiesti per una 75 Turbo Evoluzione con meno di 20.000 km) e, in proporzione, il Salone non sembra aver premiato le Ferrari, proposte a prezzi tutto sommato in linea con le attese del brand.

LO STAND DI RUOTECLASSICHE
Il grande stand di Ruoteclassiche ha ospitato la Lancia Fulvia 1.3 Coupé Safari e una Maserati Biturbo SI, che hanno fatto da reginette al taglio della torta per festeggiare 30 anni della rivista. La prima, esemplare di proprietà del rallysta Miki Biasion, è la protagonista del numero di novembre attualmente in edicola. Il campione vicentino della Lancia si è lasciato conquistare dalla coupé torinese per il suo allestimento semplificato che le ha dato un gusto particolare di essenzialità, caratteristica propria di una macchina da rally.

La seconda vettura, che sarà immortalata sulla cover di Ruoteclassiche del prossimo dicembre 2017, è l’auto selezionata dell’iniziativa Miss Copertina 1987 lanciata in occasione di Verona Legend Cars tenutasi a Verona lo scorso maggio. Ma non solo il passato è stato protagonista delle attività di Ruoteclassiche: nell’ambito di MyFirstClassic, la community under 35 lanciata da Intermeeting e Auto e Moto d’Epoca dedicata ai giovani appassionati, la rivista ha partecipato – attraverso il nostro Direttore David Giudici, membro di giuria – a un contest che ha visto coinvolti oltre 60 ragazzi di istituti tecnici e università nel lancio di proposte per nuovi modelli di business e soluzioni di promozione dell’auto epoca. Alcune delle idee proposte hanno già destato l’interesse delle case automobilistiche presenti.

Alvise-Marco Seno

Auto Moto d'Epoca, un salto di qualità

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McLaren F1, spunta (in vendita) un esemplare nuovo

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Lo scenario ha tutto il gusto del tanto sognato barn find (l’incommensurabile piacere di scovare – come un tesoro nascosto – un’auto dimenticata in una cantina o in un fienile dopo decenni di oblio) se non fosse che, in questo caso, si tratta di un capolavoro automobilistico ormai moderno e, particolare che rende la situazione ancora più surreale, completamente nuovo, ancora con gli imballi applicati dal costruttore all’abitacolo per salvaguardare pelle, tessuti e plastiche da indecorosi graffi prima della consegna. Perché, infatti, il proprietario della McLaren F1telaio 060 – di queste immagini ha effettivamente preso in consegna la sua vettura, salvo non averla mai targata.

Il cliente, un giapponese, nel 1997 acquistò la macchina (colore giallo Dandelion e interni in pelle grigia) ma con un unico (folle o intelligente?) obiettivo: conservarla nel suo stato originario e attendere che, con il trascorrere del tempo, la vettura acquisisse valore. Sicché il proprietario non ha percorso nemmeno un metro sull’asfalto (laddove, dichiara il dealer che ha in vendita la vettura) i 239 chilometri di tachimetro corrispondono unicamente a un test pre-consegna.

Inutile dire che lo stato della macchina è immacolato (non è mai stata immatricolata) e la sua dotazione è semplicemente eccezionale e, probabilmente, irripetibile. L’F1 telaio 060, infatti, oltre ad essere ancora ricoperta con gli imballi originali che proteggono l’abitacolo, è corredata di tutti gli accessori che venivano inclusi all’atto della consegna:

– elegante libretto istruzioni e tagliandi ancora “vergine”;
– orologio Tag-Heuer con il numero di telaio impresso sul quadrante;
– scatola degli attrezzi con componenti in titanio;
– set di valigie (rigorosamente imballato) che prendevano posto nei piccoli vani davanti al passaruota posteriore.

L’unicità dell’esemplare si completa con una serie di particolari di allestimento speciali richiesti dall’acquirente (ancora imballati):

– scarico di scorta in stile LM;
– volante di scorta in stile F1 GTR;
– sovra-tappetini;
– sedile in fibra di carbonio con logo F1 e cuscini aggiuntivi rimovibili;
– firma del progettista Gordon Murray sul fianchetto posteriore destro.

CONDANNATA A NON ESSERE MAI GUIDATA?
All’epoca avrebbe potuto essere considerato un gesto folle: privarsi del piacere di guidare un oggetto del desiderio di simile levatura, un capolavoro ingegneristico considerato tuttora, da molti, insuperato non avrebbe potuto giustificarsi in alcun modo.

Eppure, a venti anni di distanza, oggi la decisione dell’acquirente potrebbe aver generato la McLaren F1 più preziosa del mondo. Quanto potrebbe valere una McLaren F1 “nuova”? Senza dubbio “tanto”: le condizioni sono senza dubbio incoraggianti per produrre cifre anche irragionevoli.

Nel settore del collezionismo, dove anche i fondi di investimento creano collezioni milionarie e ne attendono la crescita di valore, l’indice di desiderabilità si fonda su rigorose: originalità dell’esemplare, chilometraggio più basso possibile. E quale migliore affare di una McLaren F1 che deve ancora essere targata per la prima volta a distanza di 30 anni?

L’unico aspetto “negativo” di un simile oggetto è che, ormai, il suo destino è segnato. Quest’automobile, probabilmente, rimarrà vergine per sempre per non intaccarne il valore collezionistico ed economico.

SCHIAFFO ALLE RECREATION?
Questo esemplare, inoltre, si rapporta inevitabilmente (almeno dal punto di vista della variabile “temporale”) con la moda degli ultimi tempi delle Continuation Series, “repliche originali” di storici modelli del passato, costruite ex-novo dalla Casa Madre secondo i crismi (processi artigianali, tecniche di produzione…) del progetto primigenio. L’elenco, a tal proposito, inizia ad essere consistente: Jaguar E-Type Lighweight Continuation e XK-SS ContinuationLand Rover Series IAston Martin DB4 GT ContinuationToyota Land Cruiser 70 ContinuationLister Knobbly Continuation, tutta la gamma Alvis e altre ancora).

Alvise-Marco Seno

London-Brighton, un’italiana partirà in pole

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Da Piccadilly a Oxford Circus, l’intera via verrà chiusa al traffico – dalle 10.30 alle 16 e si riempirà di auto storiche, come succede ogni anno dal 2005, in un’esposizione che ripercorrerà oltre un secolo di storia dell’automobile. Le macchine saranno innanzitutto pre 1905, dato che molte verranno giudicate al concorso d’eleganza della London to Brighton Veteran Car Run 2017. In tante sono anche iscritte alla corsa, in programma per domenica 5. La famosa galoppata dal centro di Londra fino al mare (97 km) sarà come sempre l’evento conclusivo della kermesse settimanale.

Partiranno più di 400 macchine da tutto il mondo mondo – fra le quali l’Isotta Fraschini del 1901 del nostro opinionista Corrado Lopresto, già premiata all’evento nel 2015, e una Fiat del 1899. Una novità non da poco, perché di solito ad avere il numero 1 allo start è sempre la Peugeot del 1895 della Collezione Louwman dell’Aja, mentre in questa 121esima edizione della Run sarà per la prima volta un museo italiano, il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, a mettere in pole l’auto più antica. La vis-à-vis con motore Daimler è stata fra l’altro la primissima vettura a circolare nella Penisola e sarà guidata da Alessandro Rossi di Schio, pronipote del primo proprietario. Intanto l’automobile si farà anche ammirare come pezzo forte della mostra, dove si troverà in compagnia di altre “nonnine” dal Belpaese, anche loro in concorso: due De Dion Bouton, del 1898 e del 1901, e tre mezzi del consigliere Asi Domenico Paterlini, una George Richard e un triciclo Rochet, entrambi del 1900, oltre a una rarissima Aster guidata dal coordinatore Lombardia della Commissione tecnica Asi Gianluigi Vignola. Neanche a farlo apposta, le marche sono tutte d’Oltralpe, in linea con il tema della manifestazione dedicata quest’anno alla Francia.

Non ci saranno soltanto locomobili e veterane, però: al “Regent Street Motor Show” uno spazio è sempre riservato anche alle storiche da corsa e a youngtimer di particolare appeal. Non solo: dopo le parate al “Silverstone Classic” e al “Goodwood Revival Meeting”, i club britannici di riferimento raduneranno una nutrita schiera di Fiat Cinquecento anche nel centro della capitale inglese per festeggiare ancora una volta i sessant’anni dell’amatissima utilitaria Fiat. Per informazioni qui.

Venerdì 3 precederà gli eventi la consueta asta di Bonhams in Bond Street, collegata alla London to Brighton, con in vendita anche alcune vetture anciènne già pronte per prendere parte alla cavalcata. Chi comprerà avrà poi a disposizione un’area per le prove prima della Run, sabato mattina.
Laura Ferriccioli

Una rara Bugatti da Grand Prix sarà la stella di Parigi

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Sarà una splendida Bugatti Typ 35 Grand Prix del 1925 la star dell’asta denominata “Automobiles sur le Champs”, in calendario per Artcurial a Parigi nella giornata del 5 novembre. Ben 79 i lotti in vedita (di cui 77 automobili), quasi metà dei quali offerti senza riserva.

Del centinaio di Bugatti Grand Prix consegnate nel nostro Paese dal 1924 al 1930 pare che ne siano sopravvissute non più di dieci: la Type 35 in vendita è appartenuta al pilota svizzero Jo Siffert ed è quotata tra 1 e 1,35 milioni di euro. Pare che abbia trascorso gran parte della sua vita in Italia, tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro e la Sicilia; alcuni dettagli della carrozzeria fanno pensare che sia lo stesso esemplare che partecipò alla Mille Miglia del 1928, condotta da Chiabbetti-Crosti.

Seconda per quotazione, una Lancia Flaminia Zagato Super Sport del 1965, sempre rimasta in Francia (la stima è compresa tra i 160.000 e i 240.000 euro). A completare il podio ideale, una Peugeot 205 Turbo 16 del 1984, il 76° esemplare di un lotto di 200 fabbricati per ottenere l’omologazione nel Gruppo B. A decretare la sua quotazione – tra i 160.000 e i 200.000 euro – contribuisce la percorrenza sul contachilometri: appena 209 km. Di rilievo anche una Lancia Aurelia B20 quarta serie del 1954, stimata tra i 130.000 e i 160.000 euro. In vendita pure una BMW Isetta 300 del 1961: prezzo atteso tra i 25.000 e i 35.000 euro. Richieste ragionevoli? Tra un piao di weekend si vedrà…

Dario Tonani

Londra-Brighton, un colpo di scena dietro l’altro

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Pure il tempo, dopo un sabato piovoso, è tornato inaspettatamente sereno e con una temperatura media mite, decisamente anche più alta rispetto al gelo dell’anno scorso. In totale sono 401 le automobili che ieri mattina hanno passato lo start della corsa di auto antiche più famosa del mondo – fra cui sette di provenienza italiana (4 arrivate) – e in 315 sono riuscite a raggiungere la finish line a Madeira Drive dopo i consueti 97 km che per la prima volta, dal 1927, hanno visto un paio di deviazioni (per lavori stradali a Brixton e, in seguito, per via del sinistro).

Anche questa 121esima edizione della Run, che è nata nel 1896 per festeggiare l’innalzamento dei limiti di velocità da 6,4 km all’ora a circa 22,8, è stata il momento conclusivo della London Motor Week, la settimana di celebrazioni che ogni anno il Royal Automobile Club dedica ai pionieri della motorizzazione. Fra i tanti eventi compresi, la celebre asta Bonhams di “veterans” in New Bond Street il venerdì sera, con alcune auto già iscritte alla corsa, e il Regent Street Motor Show, una sorta di museo all’aperto nel cuore della capitale inglese in cui si svolge anche il concorso d’eleganza della London to Brighton.

E a proposito di concours d’elegance, le sorprese non sono finite: la Peugeot Tipo 3 del 1893, arrivata dal Mauto di Torino e rimessa in sesto per la prima volta da un pronipote del primissimo proprietario, Alessandro Rossi di Schio e dall’amico Giannotto Cattaneo, si è aggiudicata ben due premi: l’Historic Veteran Cars Award per il mezzo con la storia più interessante e il riconoscimento come Best International Entry.

Laura Ferriccioli

Marie Curie e le sue “ambulanze radiologiche”

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I veicoli, ideati dalla stessa Curie, consentirono di salvare molte vite durante la prima guerra mondiale. Nel corso del conflitto Marie Curie, sollevata dai suoi incarichi accademici per contribuire allo sforzo bellico, lavorò come radiologa per curare i soldati feriti. Da lì la sua intuizione: dotare un veicolo di un’apparecchiatura radiografica per effettuare le indagini radiologiche in prossimità del fronte, risparmiando il tempo necessario per il trasporto dei feriti negli ospedali e aumentando la possibilità di salvare le loro vite.

Con l’aiuto della Croce Rossa e di Antoine Béclère, direttore del reparto di radiologia degli eserciti, Marie Curie, partecipò in prima persona alla progettazione di unità chirurgiche mobili di radiologia: 18 autocarri leggeri, acquistati in parte grazie ai finanziamenti degli Stati Uniti, furono dotati di attrezzature a raggi X e si recarono su diversi fronti, in particolare nella battaglia della Marna, Verdun e sulla Somme. Alcuni erano Renault prestate da amici, altri furono oggetto di donazioni o di collette.

Queste “ambulanze radiologiche” soprannominate “piccole Curie” dai soldati francesi erano veicoli passeggeri dotati di dispositivi Röntgen (per misurare le radiazioni) con una dinamo alimentata dal motore del veicolo, e quindi in grado di arrivare direttamente sul campo. Grazie a loro era quindi possibile effettuare i raggi X sui pazienti,  individuare con precisione la posizione di schegge e proiettili e facilitare la chirurgia.

Nel 1916 Marie Curie ottenne la sua licenza e poté regolarmente condurre le autoambulanze speciali per eseguire radiografie. Accanto a lei sul campo di battaglia c’era una ragazza di soli 18 anni, anche lei destinata a vincere il premio Nobel (per la chimica, nel 1935): sua figlia Irene. La radiologia, in quegli anni, era una discilplina pionieristica: Irene imparò dalla madre e poi si occupò della formazione di tecnici e infermieri specializzati. Marie Curie progettò 18 veicoli attrezzati per radiografie e installò 250 postazioni fisse di radiologia negli ospedali. Più di un milione di feriti sono stati salvati grazie a queste strutture, un migliaio dalla stessa Curie.

C’era, però, un prezzo da pagare. Sia Marie che Irene Curie furono vittime della prolungata esposizione alle radiazioni. Salvarono tantissime vite, ma Marie Curie morì di anemia aplastica nel 1934 e, a distanza di 22 anni, morì anche Irene, di leucemia.

Elisa Latella


Auto e Moto d’Epoca, il nostro tour virtuale

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Per quanti invece desiderano lustrarsi gli occhi, in attesa dell’ampio reportage previsto sul numero in edicola a dicembre, ecco un breve tour virtuale, con un itinerario che parte dal nostro stand, allestito festosamente per i trent’anni di Ruoteclassiche, e si conclude con il taglio della torta e il brindisi conclusivo assieme a tantissimi nostri lettori.

All’interno del suo spazio, Ruoteclassiche ha ospitato due splendide vetture: la Lancia Fulvia 1.3 Coupé Safari di proprietà del due volte campione del mondo Rally Miki Biasion, protagonista del numero di novembre attualmente in edicola, e la Maserati Biturbo SI che sarà immortalata sulla cover di Ruoteclassiche di dicembre, auto selezionata dell’iniziativa “Miss Copertina 1987″ lanciata lo scorso maggio in occasione di Verona Legend Cars.

Il nostro itinerario continua poi, nell’ordine, con le visite agli stand Volvo, Peugeot, Citroën, Porsche, Marcedes-Benz. FCA Heritage, Maserati e Audi.

Buona visione.

Ferrari Classiche, quasi 50 officine autorizzate in 20 mercati internazionali

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Il conteggio dei centri autorizzati “Ferrari Classiche” sta per raggiungere il ragguardevole numero di cinquanta realtà in giro per il mondo. Attualmente, in venti mercati internazionali dove è presente il marchio di Maranello, i concessionari che hanno ottenuto il titolo di “Officina Autorizzata Ferrari Classiche” sono saliti a quarantotto.

Le Officine godono di uno status privilegiato nell’ambito del trattamento dei modelli con almeno 20 anni di età dalla prima immatricolazione. In questi centri il proprietario di un esemplare classico ha la possibilità di accedere ai servizi di manutenzione e restauro grazie al rapporto diretto stabilito dal concessionario con la Casa madre, alla presenza di un tecnico qualificato e dedicato esclusivamente alle attività Ferrari Classiche e alla presenza di un’area dedicata alle lavorazioni. Tra i servizi offerti le Officine possono anche istruire il processo di Certificazione Ferrari Classiche.

Naturalmente, ove la manutenzione o il restauro non sia possibile nella sede distaccata (ricostruzione di parti o componenti essenziali), il cliente viene invitato a portare la sua Ferrari direttamente a Maranello, nel quartier generale del reparto.

In Italia, attualmente, Forza Service di Torino è l’unico concessionario ufficiale Ferrari con la qualifica di “Officina Autorizzata Ferrari Classiche”. Il programma, in continuo sviluppo, prevede la prossima nomina di altri centri autorizzati in giro per il mondo così da produrre un costante arricchimento del patrimonio storico Ferrari.

Alvise-Marco Seno

Garage Italia Customs, Lapo Elkann e Carlo Cracco inaugurano la nuova sede di Milano

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Dopo un lungo restauro, Lapo Elkann – Presidente di Italian Independent Group – e lo chef Carlo Cracco, hanno inaugurato la nuova sede di Garage Italia Customs insieme all’architetto Michele De Lucchi, curatore dei lavori di ripristino. Torna così a rivivere un angolo storico di Milano, un edificio dalle caratteristiche uniche nel panorama architettonico della città.

E’ un luogo di incontro del bello e del buono, di celebrazione del design e delle eccellenze italiane, come ha sottolineato Lapo Elkann nel suo incontro con la stampa. “Aprire Garage Italia ha rappresentato per me una sfida personale e imprenditoriale – continua Lapo Elkann – che ho affrontato nell’ottica di una visione più ampia, non puramente individuale, ma con la chiara volontà di dare un valido apporto sociale alla comunità che vive nel quartiere, alla città di Milano e all’Italia stessa, coinvolgendo persone e aziende del nostro Paese. Sono convinto che la mia iniziativa potrà essere d’esempio in Italia e nel mondo, e che progetti come questo saranno d’ispirazione per la comunità internazionale dei thinkers and makers.

L’edificio si articola in varie aree a disposizione di clienti e visitatori: dall’area bar all’ingresso, sormontata da una nuvola con oltre 1.100 modellini sospesi, alla Materioteca, il cuore della sede di Garage Italia Customs (dove i clienti hanno a disposizione un universo di opportunità per la personalizzazione del proprio veicolo: automobile, moto, aereo, elicottero o imbarcazione) al simulatore professionale e iperrealistico di Allinsports, azienda partner tecnico della Driving Academy di Ferrari. Al piano superiore il ristorante Garage Italia Milano, luogo di celebrazione della creatività e della buona cucina all’insegna del Made in Italy.

Non solo la sede di Piazzale Accursio darà la possibilità alla clientela di vivere un’esperienza affascinante nel mondo del design e della gastronomia. Gli spazi interni e la loro funzionalità poliedrica saranno a disposizione delle aziende per la creazione di un fitto calendario di attività (grazie anche alla creazione di una Garage Italia Membership).

STILE STREAMLINE
Lo storico edificio in stile Streamline voluto da Enrico Mattei, Presidente dell’ENI, fu progettato dall’architetto Mario Bacciocchi nel 1952 e completato l’anno successivo. Nel descriverlo l’architetto Michele de Lucchi afferma che “sembra spiccare il volo su piazzale Accursio. Ha due grandi e sproporzionate tettoie che non sono solamente degli oggetti per ombreggiare la facciata o proteggersi dalla pioggia, ma sono l’essenza stessa di questa architettura dalla forte capacità comunicativa. Quanto di più adatto per l’attività di Garage Italia Customs, una start-up centrata sulla crescente richiesta di personalità e bisogno di identità. Questo non è un semplice edificio, è un monumento alla fantasia.”

Concepito per ospitare un distributore AGIP, divenne immediatamente un punto di riferimento per gli automobilisti, in un luogo molto strategico: lungo Viale Certosa e all’ingresso del percorso che porta verso l’Autostrada dei Laghi.

L’edificio comprendeva diversi servizi: oltre alla possibilità di fare rifornimento c’erano anche un autolavaggio, un’officina di elettrauto, un bar con sala d’attesa, uffici e pure un appartamento. In epoca attuale l’edificio ha conosciuto un lento declino, che l’ha portato all’inesorabile chiusura. Nel 2016 Lapo Elkann ha partecipato all’asta pubblica di acquisto dell’immobile e, dopo l’OK della Soprintendenza, sono iniziati i lavori di recupero conservativo.

Alvise-Marco Seno

“Copertina d’autore”, parola e matita a Lorenzo Ramaciotti (videointervista)

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Ha “firmato” per il gruppo FCA una sessantina tra concept car e modelli di serie, ma soprattutto ha messo il proprio sigillo su tutte le Ferrari, Maserati e Alfa Romeo degli ultimi trent’anni. Lui è Lorenzo Ramaciotti, modenese, classe 1948, una laurea in ingeneria meccanica conseguita al Politecnico di Torino e una professione costruita tutta in Pininfarina (dal 1973 al 2005).

Del suo lavoro ci dice: “Fortunatamente non esiste una ricetta per fare il bello, altrimenti sarebbe alla portata di tutti. Il bello è una meta sfuggente, astratta, metafisica. Ogni progetto è un’occasione per tentare di raggiungerla, di rendere tangibile un sogno“.

Con quella di Lorenzo Ramaciotti, presente su Ruoteclassiche di novembre, sono 11 le “copertine d’autore” (e le relative interviste) messe in campo per il nostro trentennale: Aldo Brovarone (gennaio), Chris Bangle (febbraio), Walter De Silva (marzo), Leonardo Fioravanti (aprile), Marcello Gandini (maggio), Giorgetto Giugiaro (giugno), Roberto Giolito (luglio), Tom Tjaarda (il ricordo nelle parole della moglie e di un amico, agosto) e Flavio Manzoni (settembre), Paolo Martin (ottobre).

A completare la squadra mancherà, soltanto Ercole Spada, a dicembre.

A novembre l’Indice generale in regalo

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Sono trascorsi ormai sette anni dall’ultima volta che lo avevamo inserito nella rivista. Oggi, completamente aggiornato (fino a giugno di quest’anno), torna l”Indice generale” di Ruoteclassiche. Sarà allegato – gratuitamente – al numero di novembre in edicola in questi giorni e che sarà presente ad Auto e Moto d’Epoca di Padova.

Si tratta di un preziosissimo strumento di consultazione che permetterà di muoversi – senza perdere la rotta – tra le oltre 70.000 pagine prodotte nei 342 numeri di questi trent’anni. In forma agile e gradevole, una guida illustrata per ritrovare prove, interviste, dossier, retrospettive storiche, confronti, articoli di costume e allegati che hanno fatto la nostra storia come rivista e accompagnato la vostra passione come lettori.

Silverstone Auctions, risultato folle per una Ford Escort RS MK2 dell’80

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Il 2018 segnerà il raggiungimento di mezzo secolo di vita per la Ford Escort, pietra miliare della produzione automobilistica britannica, sia dal lato della produzione in serie, sia per quanto riguarda l’ambito sportivo e, ancora con più enfasi, le corse. Presentata nel ’68 al Salone dell’Auto di Bruxelles, raccoglieva l’eredità della Ford Anglia e proponeva un prodotto di grande concretezza: due versioni (due o quattro porte), motore 4 cilindri con valvole laterali, cambio a 4 marce, trazione posteriore, sospensione posteriore ad assale rigido. Al modello base fu affiancata, nel 1970, la sua derivazione sportiva, la RS 1600 con propulsore bialbero e ben 110 Cv di potenza massima,

Nel 1975 arrivò per la MK1 il canto del cigno, sostituita dalla nuova Escort MK2, questa volta sviluppata non in Inghilterra bensì negli stabilimenti tedeschi Ford di Colonia. Allo stesso layout meccanico della versione precedente abbinava uno stile completamente rinnovato, due porte con tre volumi, e linee più tese e geometriche che non le conferivano lo stesso fascino della progenitrice. Per cercare di accontentare il maggior numero di clienti possibili, al debutto si presentava con un assortimento molto ampio e variegato:  quattro motorizzazioni (da 940 a 1600cc), tre carrozzerie (2 porte, 4 porte e Station wagon 3 porte) e cinque allestimenti (base, L, GL, Ghia e Sport). Alle versioni per il grande pubblico si affiancò presto la Escort sportiva, la nuova RS 1800 con un nuovo bialbero Cosworth di 1,8 litri e 115 cavalli di potenza, base di successo per l’impiego nei rally (Campione del mondo nel 1979 con Björn Waldegård e nel 1981 con Ari Vatanen).

LA RS 2000
Nel 1977 la Ford Escort fu oggetto di un piccolo restyling, che introdusse fari squadrati, nuova calandra e aggiornamenti di dettaglio per gli interni. Di questa nuova famiglia faceva parte anche l’inedita e prorompente RS 2000, forte di un 4 cilindri monoalbero longitudinale di 2 litri di cilindrata per 130 Cv. L’architettura delle sospensioni prevedeva bracci McPherson all’anteriore con barra antirollio e barre di torsione al posteriore con ammortizzatori telescopici. L’allestimento si completava con impianto misto dischi/tamburi al posteriore e ruote in lega di alluminio di serie. L’RS 2000 poteva raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in 8″5 e superava 170 km/h di punta massima.

Nel 1978 fu aggiunta la versione “Custom”, sorta di versione Premium equipaggiata con un ricco elenco di accessori e presto divenuta la più ambita tra tutte le Escort: sedili Recaro, pannelli porta con finitura più esclusiva, orologio nella consolle centrale, ruote in lega da 13″ di diametro, tappetini di qualità, specchio lato guida elettrico e fascia nera attorno ai fari posteriori.

L’esemplare andato all’asta da Silverstone Auctions al NEC di Birmingham lo scorso weekend appartiene esattamente a questa serie speciale. Giunto ai giorni nostri in ottimo stato di conservazione, presenta appena 927 miglia percorse sul tachimetro, pari a meno di 1500 chilometri, e naturalmente ancora con la sua vernice White Diamond originale (con interni in Cioccolata). Ordinata il 27 giugno 1980 attraverso il dealer Ford T.C. Harrison Ltd. di Derby dal suo acquirente di Nottingham, la tenne gelosamente fino al 1988. Dopo aver percorso appena 700 miglia la cedette a un amico, collezionista Ford, che la introdusse nella sua collezione (in una stanza climatizzata per preservare tutte le sue auto dai danni del tempo). Nel 2009 è stata infine venduta al suo attuale proprietario attuale ma, per lei, il tempo si è definitivamente fermato.

Il prezzo finale di aggiudicazione, 97.875 Sterline (pari a oltre 128.000 Euro) riflette esattamente la situazione attuale del mercato, dove anche le oldtimer hanno la capacità di produrre risultati straordinari ma solo in virtù di condizioni di conservazione ineccepibili.

Alvise-Marco Seno

Milano AutoClassica, cosa c’è da vedere

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L‘edizione 2017 di Milano AutoClassica punta a un nuovo record di pubblico. Nel 2016 il salone milanese dell’auto classica e sportiva presso il complesso di Fiera Milano-Rho è stato visitato da oltre 60.000 persone, con un incremento del 18% rispetto al 2015. Anche quest’anno l’obbiettivo è realizzare un altro successo attraverso una serie d’iniziative inedite per il pubblico.

La formula di Milano Autoclassica è variegata: un percorso espositivo che va dai club e registri al grande stand dell’Aci Storico (convegni, seminari e presentazioni di libri di settore), dalle divisioni dedicate al classic dei marchi ufficiali ai commercianti (l’organizzazione stima la presenza di oltre 2000 auto in vendita, per un controvalore di oltre 150 milioni di euro), dai venditori di ricambi (il padiglione 22 ospiterà 150 aziende selezionate) a quelli di memorabilia e oggetti da collezione. Cresce anche la sezione dedicata alle proposte di reverse engineering e di prototipazione. Novità dell’edizione 2017 la presenza dei makers.

FERRARI CLASSICHE: STAND UFFICIALE
Il dipartimento della Casa di Maranello dedicato al restauro e alla manutenzione dei modelli della sua produzione con almeno vent’anni di età ha scelto Milano AutoClassica come unico appuntamento ufficiale nel circuito delle grandi rassegne espositive. Quest’anno, per festeggiare i settant’anni di produzione Ferrari, la divisione sarà presente con un grande stand in cui verrà riprodotta l’officina di Maranello e saranno esposte diverse automobili.

CLASSIC CIRCUIT ARENA
Anche quest’anno, gli ambienti esterni dell’area espositiva saranno  dedicati alle attività dinamiche. Nella Classic Circuit Arena sarà allestito un circuito di 1,4 chilometri dove avranno luogo raduni, competizioni di velocità e rally, nonché gare di regolarità. Saranno impegnate un centinaio di automobili classiche.

Il programma prevede anche il consueto Concorso di Eleganza, con tre premi in palio: “1° classe – Style and speed class, the best mix of elegance and performance”; “2° classe – Perfection class, the most sensitive restauration” e “Best of Show”.

LE NOVITÀ DI MERCATO
La kermesse meneghina dedica un ampio spazio anche al presente dell’automobile. Non mancheranno gli spazi delle case ufficiali, con le ultime novità in esposizione. Sono attese Abarth, Alfa Romeo, Fiat, LanciaBentley, Infiniti, Lamborghini, Lotus, Maserati, McLaren, Porsche Classic e Tesla.

La rassegna proporrà, inoltre, quattro nuovi modelli in anteprima nazionale: Bentley Continental GT, Lotus Exige V6 Sport 380 GP Edition, Lotus Evora GT 430 e McLaren 570 Spider.

DATE E ORARI DI APERTURA

Venerdì 24 novembre: dalle 9.30 alle 19;
sabato 25 novembre: dalle 9.30 alle 19;
domenica 26 novembre: dalle 9.30 alle 19.

PREZZI DEI BIGLIETTI

Biglietto intero: € 20;
ridotto (0 – 12 anni): gratuito;
ridotto (13 – 17 anni): € 15;
gruppi (minimo 10 persone): € 15.

Alvise-Marco Seno


“Elettrico” sulle storiche? Qualcuno ci prova

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Un comunissimo Volkswagen Maggiolino, una Ferrari 308 o una Fiat 124 che, a guardarle da fuori, potrebbero fare il loro figurone alla Fiera di Padova o sulla passerella di Bonhams, con un unico particolare fuori posto: sono auto elettriche che si collegano alla presa della corrente. Elettrificare le auto storiche, sia per preservarne la meccanica che per togliersi lo sfizio di guidare icone della storia automobilistica in silenzio (e rispettando l’ambiente), ormai non è più solo un divertissement o un discorso da bar. Volendo, l’auto d’epoca a zero emissioni si può fare – legislazione di ogni singolo Stato e relativa omologazione permettendo.

Basta fare un rapido giro in rete per scoprire che esistono diverse aziende specializzate nella conversione elettrica delle auto storiche, ognuna con la propria filosofia di approccio a un tema che oggi è più che di moda. Del resto, non stiamo parlando di una novità assoluta: come molti sanno, a Milano circolavano auto elettriche già ai primi del Novecento, con officine specializzate che sostituivano il pacco batterie nottetempo a veicoli più simili a carrozze che a bolidi fiammanti. Persino una star del calibro del cantante rock Neil Young, non più tardi di una decina di anni fa, si era messo in testa di tirare la volata alle conversioni in elettrico delle auto con motore termico, trasformando una Lincoln Continental in auto elettrica, con fortune alterne: il famoso musicista infatti, dopo aver riscosso una grande attenzione mediatica, finì in tribunale a seguito di un incendio dovuto al surriscaldamento delle batterie di una sua auto.

A ogni modo, Young non è stato il solo ad avere questa idea: tra gli altri oggi in attività c’è Electric GT, società americana che ha recentemente convertito l’alimentazione di una Ferrari 308 da benzina ad elettrica: anche qui, a seguito di un incendio, motore e parte della carrozzeria sono andati in fumo. Una Ferrari che quindi, una volta ricaricate le pile, potrebbe dare del filo da torcere alla versione originale degli anni 70.  Ma, al netto delle prestazioni migliori rispetto all’originale, senza il V8 e con il selettore delle marce a griglia esclusivamente in fuzione estetica, si può ancora parlare di auto storica del Cavallino Rampante? Ci sarebbe da aprire un dibattito filosofico, ma dubitiamo si tratti di cosa accettabile nel buon senso comune del collezionista. Le distorsioni sono tante e tutte, a modo loro, in grado di far rabbrividire i puristi. Le prestazioni, ancorché migliorate, cambiano infatti completamente il carattere delle auto convertite: si perde totalmente il rapporto emozionale con la meccanica rinunciando, tra le altre cose, alla distribuzione dei pesi prevista in origine dai progettisti.

È proprio su questo aspetto tecnico che molte officine specializzate dichiarano di porre particolare attenzione: è il caso di Zeletric (San Diego, Texas), che trasforma icone del calibro del Maggiolino, del pulmino Volkswagen (che nella sua prossima versione sarà dotato di alimentazione elettrica) e della Porsche 911 in veicoli elettrici col doppio dei cavalli e con un’autonomia superiore ai 150 km. Il prezzo del Maggiolino elettrico? Da 70.000 a 90.000 dollari, a seconda degli optional. Se però è direttamente il cliente a fornire la propria storica, si riesce a risparmiare qualcosa. Il motto della casa americana è “veloce, elettrica e per sempre giovane” e strizza l’occhio a un target di possibili acquirenti molto diverso dall’appassionato di auto classiche tradizionale. Altro esempio è quello di Drive Retro che trasforma  in elettriche le Triumph GT6, con un netto vantaggio nell’economia di manutenzione dell’auto:  si passa infatti dalle centinaia di pezzi della meccanica originale ai pochi pezzi, neppure venti, del motore elettrico. Per chi vuole restare in Europa, le alternative non mancano: New Electric, dal suo quartiere operativo di Amsterdam, fornisce kit e motori elettrici per diversi tipi di conversione, perfettamente in linea con le normative UE.

È fuor di dubbio che molti veicoli storici siano veri e propri capolavori d’ingegneria, che mai andrebbero modificati (magari innestando un motore elettrico sulla vecchia trasmissione). Ma, dal punto di vista dei pionieri delle “classiche ecologiche”, ci sono troppe macchine “vecchie” e poco utilizzate, perché piene di problemi o perché, purtroppo, la legge non lo consente più. Ecco che allora riconvertire queste auto potrebbe non essere più un’eresia ma, piuttosto, un tributo  eco-compatibile a grandi icone dell’automobilismo storico.  Alla fine, soltanto il tempo potrà dirci se ad avere ragione saranno i detrattori o gli entusiasti o ancora chi, invece, immagina di dotare le classiche del futuro di soluzioni ibride, mantenendo quindi la meccanica originale con la possibilità di sfruttare la propulsione elettrica solo per brevi tratti.

Per finire, un altro grande argomento di discussione tra gli appassionati: quali auto elettriche tra le youngtimer e quelle attualmente a listino sarebbe lungimirante mettersi nel box, in attesa di una rivalutazione futura? In quest’ottica i primi modelli di Tesla, la BMW i8 o la Toyota Prius sembrerebbero conciliare la voglia  di elettrico e la coerenza con lo spirito del collezionista vero, che guarda sempre con sospetto alle soluzioni pasticciate.

Luca Pezzoni

 

“Icone” all’asta il 6 dicembre nella Grande Mela

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Non sarà un’asta di auto d’epoca qualsiasi. L’evento, non a caso, si chiama “Icons” e si terrà a Manhattan, sede principale della prestigiosa Casa d’aste americana. Basta sfogliare il catalogo dei lotti in vendita per capire subito che si tratta di vetture che meriteranno la massima attenzione da parte dei collezionisti.

Segnaliamo in particolare una Mercedes-Benz 300 SL Roadster del 1958 completamente matching number, offerta senza prezzo di riserva (stima d’asta 1.250.000 – 1.500.000 dollari; qui, un modello analogo aggiudicato nel 2015).

Decisamente interessante anche una Ferrari 250 GT Cabriolet di Pininfarina del 1961 molto particolare: centocinquantesimo esemplare dei 200 allestiti dal carrozziere torinese, ha percorso soltanto 965 chilometri dalla fine del restauro. La stima d’asta è di 1.500.000 – 1.800.000 dollari.

Impossibile, poi, non segnalare una delle circa 30 Aston Martin DB5 Convertible del 1965 con guida a sinistra. L’auto, vincitrice di classe al Concorso di Eleganza di Pebble Beach nel 2009, ha una stima d’asta di 2.450.000 – 2.650.000 dollari.

Infine, andrà all’asta anche una fiammante BMW Z8 appartenuta a Steve Jobs: il celebre fondatore della Apple, attento anche al design automobilistico, l’ha guidata per tre anni (dal 2000 al 2003). La valutazione della vettura, in perfetto stato di conservazione, è di 305 – 405.000 dollari.

Alberto Amedeo Isidoro

 

 

Royal Enfield, ritorno alle origini con due novità

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Moto, biciclette, tagliaerba e motori: comincia così, nel 1901, in Inghilterra, la storia della Royal Enfield. Nel 1909 l’azienda d’oltremanica stupisce il mondo delle due ruote presentando una piccola motocicletta con un motore bialbero a V  da poco più di 2 CV. Appena tre anni dopo, la casa di Redditch (Worcestershire) è già sotto le luci della ribalta: nel 1912 arriva infatti il primo sidecar, la JAP 6 CV.

Oggi l’azienda, leader a livello mondiale nel segmento delle moto “classiche moderne”, presenta un nuovo motore bicilindrico che rispetta pienamente il valore storico e la tradizione del marchio. Il motore 650 cm³, progettato nei centri tecnologici Royal Enfield del Regno Unito e di Chennai in India, offre il giusto equilibrio tra potenza, coppia e facilità di guida. Studiato per fornire maggiore spinta ai bassi regimi, il propulsore sviluppa una potenza di 47 CV a 7100 giri/minuto, con una coppia di 52 Nm disponibile già a 4000 giri/minuto.

Pur seguendo uno schema progettuale “d’epoca”, il motore è moderno e raffinato. Di sicuro impatto estetico il doppio terminale di scarico e le caratteristiche alette di raffreddamento dei cilindri. Ulteriore peculiarità di questo motore è il suo rombo sordo, da sempre amatissimo dagli appassionati. Con questo bicilindrico dal gusto retrò, Royal Enfield  si prefigge così di ampliare l’universo delle moto di medie dimensioni, offrendo uno stile improntato a un motociclismo puro, ma alla portata di tutti.

Alberto Amedeo Isidoro

Royal Enfield, ritorno alle origini con due novità

Royal Enfield EICMA

Avete una Porsche d’antan? Tenetela d’occhio via Smartphone

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Porsche integra il servizio di monitoraggio satellitare via GPS della propria auto anche con riguardo ai modelli classici. Si chiama Porsche Classic Vehicle Tracking System ed è una variante del sistema già disponibile sui modelli della produzione attuale. Consiste nella capacità dell’auto di essere sempre rintracciabile e monitorabile via smartphone attraverso un’applicazione dedicata.

Il sistema si fonda su un pacchetto di sensori applicati in zone sensibili. Questi dialogano con un network di sicurezza in grado di coprire tutta Europa e, da qui, via app, sul proprio dispositivo portatile. Ora il dispositivo può essere montato anche sulle Porsche classiche, dalle 356 (mediante un’estensione dell’impianto elettrico che richiede potenza aggiuntiva) alla favolosa Carrera GT del 2003.

Così spiega Alexander Fabig, responsabile Porsche Classic, a proposito del nuovo servizio: “Con il Porsche Classic Vehicle Tracking System siamo in grado di offrire un sistema di sicurezza completo per le nostre vetture classiche. Il sistema comprenderà anche un allarme a sirena e un sistema di avviso nel caso in cui la batteria venga staccata o l’auto rubata. Se il proprietario confermerà che sta avvenendo qualcosa di strano, le autorità preposte verranno immediatamente avvisate e si procederà a rintracciare l’automobile attraverso i sensori del GPS che ne monitoreranno gli spostamenti. Attraverso un comando wireless, inoltre, renderemo impossibile avviare l’automobile“.

Il sistema possiede ulteriori funzionalità:

Geofence: può essere stabilita un’area geografica all’interno della quale il veicolo può muoversi (parco, confini cittadini, una serie di strade). Ma se questi limiti vengono attraversati, il proprietario viene avvisato immediatamente via smartphone.

Workshop: tutte le funzionalità del sistema possono essere modificate quando la vettura si trova presso un Centro Porsche per riparazioni o manutenzioni.

Transport: permette alla vettura di essere trasportata per esigenze di qualsiasi tipo (trasferimenti, eventi) senza che questo produca un’allerta (perché si sta spostando ma non sulle proprie ruote).

Questo dispositivo, naturalmente, può essere installato esclusivamente presso un Centro Porsche o un partner Porsche Classic.

Alvise-Marco Seno

 

Celebrità a quattro ruote all’asta di Scottsdale

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Bisognerà attendere ancora due mesi per il prestigioso appuntamento di Scottsdale (Arizona, Usa). Troppo presto per parlare di stime e prezzi dei lotti in vendita ma, siccome sognare non costa nulla, diamo subito una breve rassegna delle automobili più interessanti.

ORGOGLIO ITALIANO

Si parte nel segno del Cavallino Rampante. Sarà febbre alta per la “mini collezione” di Ferrari firmate Pininfarina, tutte certificate da Ferrari Classiche: quattro le “rosse” disegnate dal carrozziere torinese che andranno all’incanto, tra cui una 246 GTS (versione targa, con tettuccio rimovibile), una 365 GTS/4 (la celebre Daytona Spider), una 275 GTB/4 e una F40. Se la Ferrari più bella è la prossima, parafrasando il “Drake”, non possiamo non segnalare la bellissima 308 GTB del 1976 con carrozzeria in vetroresina, numero di telaio 19433. Questo modello, reso celebre dalla serie televisiva statunitense “Magnum, P.I.” (il protagonista, interpretato da Tom Selleck, guida una 308 GTS a iniezione), riveste un’importanza particolare nella storia della Casa di Maranello: la 308 è, infatti, la prima berlinetta Ferrari a essere prodotta “in serie”, per un totale di oltre 12.000 esemplari. Un’ultima curiosità, legata alla manutenzione particolarmente onerosa della vettura: la sostituzione periodica delle cinghie di distribuzione e servizi prevede lo stacco e il riattacco del motore 8 cilindri. Vi lasciamo immaginare con quali costi…

COME QUELLA DI JAMES DEAN

Alla ricerca di un acquirente anche una splendida Porsche 550 A Spider del 1958, identica a quella appartenuta al celebre attore statunitense, protagonista del film “Gioventù bruciata”. Il motore sportivo (4 cilindri boxer di 1,5 litri) e il peso estremamente ridotto (550 kg), la rendevano un incubo anche per le concorrenti più potenti dell’epoca. Moltissime le vittorie che regalò alla Casa di Stoccarda nella seconda metà degli anni 50, sia in circuito sia nelle gare in salita. L’esemplare in questione, ex ufficiale Porsche, ha un passato agonistico di tutto rispetto, con un podio a Le Mans e uno al Nürburgring.

INSTANT CLASSIC DA AGENTE 007

Chiudiamo la nostra “gold list” con una BMW Z8, una due posti secchi da far girare la testa ai collezionisti col gusto per le youngtimer. La sportiva della Casa di Monaco ha un motore 8 cilindri a V da 400 CV  (lo stesso della BMW M5 E39) ed  è una delle più esclusive e affascinanti vetture entrate nella storia del cinema d’azione: James Bond, infatti, la guida nel film “Il mondo non basta” (1999). Ultima curiosità, la roadster bavarese in vendita a Scottsdale è analoga a quella appartenuta a Steve Jobs, tra le protagoniste dell’asta “Icons” di RM Sotheby’s prevista per il 6 dicembre.

Alberto Amedeo Isidoro

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