Nel marzo del 1968, a Ginevra, tra le novità più importanti figurano molte vetture italiane. La produzione automobilistica del Bel Paese è rappresentata da ben dieci marchi, tra cui spicca la Fiat, che presenta alla stampa mondiale e ai visitatori – un esercito di oltre mezzo milione di appassionati – le nuove 850 Sport, sia in versione coupé (foto sotto) che spider.
Per il modello con carrozzeria chiusa frontale a doppi fari (principale novità rispetto alla serie precedente) e coda squadrata, con una fanaleria sdoppiata (e non più riunita in un unico gruppo ottico). La versione scoperta ha ora i fanali verticali e di tipo normale, non più carenato, con un posteriore che resta sostanzialmente invariato rispetto agli esordi. Cambiano i motori, con una cilindrata aumentata a 900 cm³ e una potenza che sale a 52 CV (cinque in più rispetto al 1965).
Più sportiva e ricercata nello stile la 850 Racer (sotto, un esemplare color silver con tetto nero), che Bertone allestisce utilizzando come base la scocca della spider di serie. Si rivolge a un pubblico più esclusivo ed è offerta nelle varianti Convertibile, Berlinetta e Team, rappresentando al meglio la formula, all’epoca ancora molto in voga, secondo cui i più illustri carrozzieri italiani predisponevano una carrozzeria raffinata su una meccanica di serie. La piccola sportiva firmata Bertone usufruisce – così comunica all’epoca la nostra consorella Quattroruote – della normale assistenza Fiat; in aggiunta, il carrozziere torinese fornisce due speciali tagliandi di garanzia per la carrozzeria.
Puntereste dunque sul modello di serie (oggi un esemplare completamente restaurato di 850 Sport Coupé può valere fino a 9000 euro) o sulla più esclusiva Racer, rarissima e con quotazioni difficili da stimare (ma quasi sempre prossime ai 15-20.000 euro)?
Alberto Amedeo Isidoro